L’Italia ha proposto la creazione, sotto l’egida dell’Unesco, della Rete Globale dei Musei dell’Acqua.
Il progetto, che coinvolge ad oggi oltre 60 musei e centri di ricerca in varie parti del mondo con un bacino potenziale di oltre 5 milioni di utenti, nasce nell’ambito del Programma Idrologico Internazionale (IHP), grazie alla collaborazione tra Università Ca’ Foscari, il Centro Civiltà dell’Acqua, l’Ufficio Regionale Unesco per la Scienza e la Cultura in Europa di Venezia e la Rappresentanza Permanente d’Italia all’UNESCO. L’obiettivo e quello di sviluppare una ‘coscienza’ dell’acqua per assicurare soprattutto alle giovani generazioni un futuro sostenibile, in linea con gli obiettivi della nuova Agenda di Sviluppo della Nazioni Unite.
I Musei dell’Acqua rappresentano i luoghi in cui si valorizza la ricchezza e l’unicità dell’inestimabile patrimonio ‘idraulico’ dei nostri Paesi, – ha spiegato l’Ambasciatore Vincenza Lomonaco nel corso della presentazione dell’iniziativa al Consiglio IHP – un patrimonio di cultura e conoscenza che, nel caso italiano, si estende dall’epoca degli Etruschi, dei Romani, del Medio Evo e del Rinascimento fino ai giorni nostri.
La Rete italiana dei ‘Musei’ è attualmente composta da 11 sedi e si estenderà in futuro alle città d’acqua italiane, le città con rilevante patrimonio idraulico e storico: oltre a Venezia e alla sua laguna, Milano con i suoi Navigli; Bologna con i suoi canali; Roma con i suoi acquedotti; Comacchio con le saline; Palermo e Napoli con i loro canali sotterranei. Un patrimonio unico che potrà essere valorizzato anche in chiave turistica.