La Regione Liguria sembra intenzionata a concedere una nuova proroga per evitare che la legge del 2012 entri in vigore, ma il Comune di Genova dice no, con il supporto di numerosi consiglieri di tutti gli schieramenti. E’ scontro politico sulla regolamentazione del gioco d’azzardo e i tempi sono stretti: tutto (o nulla) cambierà il prossimo 2 maggio.
Il prossimo 2 maggio, infatti, è il termine previsto dalla legge regionale del 2012 che, dopo 5 anni di tolleranza, impone ai locali in cui si pratica il gioco d’azzardo di chiedere l’autorizzazione al Comune. Questo comporterà, se la Regione non concederà una proroga, una drastica riduzione delle slot machine sul territorio genovese.
Nell’imminenza di questa importante scadenza, le commissioni consiliari I Affari istituzionali e generali e VI Sviluppo Economico, con la presidenza di Gian Piero Pastorino (Fds), hanno fatto il punto sulla situazione, grazie alle notizie fornite dall’assessore alla legalità Elena Fiorini e all’audizione di Paolo Barbieri in rappresentanza di Confesercenti.
Ebbene, c’è anche un calzolaio tra le 1.015 attività che a Genova ospitano slot machine o altri strumenti vlt per il gioco lecito. Di queste, oltre il 91% sorge in una “cosiddetta” zona rossa, ovvero a una distanza inferiore di 300 metri dai luoghi sensibili (scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, centri giovanili, strutture residenziali o semiresidenziali sociosanitarie, strutture ricettive per categorie protette), indicati dalla legge regionale 17/2012 e, dunque, nelle more della stessa normativa, entro il prossimo 2 maggio dovrà essere messo fuori servizio.
Dopo l’approvazione del regolamento comunale nel 2013, il tema è tornato d’attualità in seguito alle proteste degli esercenti dei giorni scorsi e all’apertura annunciata dalla Regione Liguria per una possibile proroga di un anno della norma che impone di mettersi in regola entro 5 anni alle attività che, prima dell’entrata in vigore della regionale del 2012, avevano già installato videolottery o slot machine di vario genere. Proroga fortemente contestata dalla maggioranza di centrosinistra che regge Palazzo Tursi e non solo. “Il Comune di Genova- ricorda l’assessore Fiorini- ha approvato un regolamento che costituisce l’applicazione locale della normativa regionale. Le distanze sono rimaste le stesse rispetto a quelle previste dalla Regione, con l’aggiunta di alcuni luoghi sensibili, come i bancomat, che però hanno incidenza infinitesimale rispetto al resto delle attività”.
Secondo le attività di monitoraggio della Polizia municipale, con dati aggiornati a fine novembre scorso, sono 1.015 le attività commerciali sul territorio comunale genovese con strumenti per il gioco lecito: di queste, 927 non sarebbero più utilizzabili tra poco meno di due mesi.
“La percentuale non è scalfita in maniera statisticamente sensibile dalle ulteriori restrizioni alla legge regionale previste dal regolamento comunale- specifica l’assessore- in quanto è soprattutto la vicinanza delle slot a scuole e altri centri associativi per ragazzi a rendere problematica la situazione genovese”. Su 1.015 attività, 48 sono esclusivamente dedicate al gioco lecito (di cui 26 sono sale videolottery e 22 punti lotto o agenzie di scommesse), mentre le altre sono quasi tutte esercizi commerciali: 264 tabaccherie (“la quasi totalità a Genova”, assicura Fiorini) e 611 bar o pubblici esercizi su un totale comunale di 2.957, ovvero più del 20%. Ci sono anche 19 circoli con vlt installate, su un totale di 428 a Genova (poco meno del 4,5%), e una quota residuale di edicole, phone center e, come detto, un calzolaio. Secondo i dati riportati da Astro, associazione che rappresenta gli operatori del gioco lecito, dal 2 maggio prossimo il 96,4% del territorio comunale di Genova sarà off limits per slot e videolottery.
“Una proroga alla normativa regionale- sostiene Clizia Nicolella, consigliera di Lista Doria-Rete a Sinistra e presidente della Consulta comunale per i giochi a premi in denaro- creerebbe forti elementi di contrasto con una norma che punta al miglioramento della qualità del tessuto urbano, dell’offerta commerciale e dalla qualità della vita dei cittadini”.