Nasce la rete delle città europee capitali della cultura: è quanto prevede la dichiarazione sottoscritta ieri a Firenze dai rappresentanti delle 45 città che sono state in passato o sono state già designate per il futuro capitali europee della cultura. “A Bruxelles – ha commentato il commissario europeo Tibor Navracsics – abbiamo bisogno delle esperienze di queste città, di raccoglierle e sintetizzarle; e i sindaci, le città, hanno bisogno dell’aiuto di Bruxelles, affinché i nuovi progetti possano essere finanziati dalla Commissione europea”.
“Oggi confermiamo l’obiettivo di creare una rete stabile di tutte le capitali europee della cultura, riunite a Firenze per la prima volta dall’introduzione di questa istituzione, nel 1985. Iniziamo da qui un nuovo percorso, una risposta forte agli euroscettici e ai sovranisti che vogliono distruggere l’Europa” ha detto il sindaco Dario Nardella, aprendo i lavori della seconda giornata della prima conferenza delle capitali europee della cultura a Palazzo Vecchio, inedito consesso cui partecipano 45 città che sono state in passato o sono state già designate per il futuro capitali europee della cultura, da Porto a Dublino, da Turku a Santiago di Compostela, da San Sebastian a Matera, da Sibiu a Cork.
“I sindaci – ha rilevato Nardella – stanno creando un fronte trasversale democratico europeista che si contrappone ai leader sovranisti nel nome di una politica nuova e di una riforma profonda dell’Europa che comincia dalla cultura e dai territori. Da Firenze lanciamo quindi un messaggio nuovo, intelligente e alternativo rispetto sia a chi vuole difendere l’Europa così com’è, sia a chi vuole semplicemente azzerarla”. Nel suo intervento, il sindaco ha ricordato che l’idea di una riunione delle capitali europee della cultura nacque in occasione del primo G7 della cultura, che ebbe sede proprio a Firenze poco più di un anno fa, e che ha raccolto da subito l’adesione della Commissione europea.
“Le città – ha sottolineato il sindaco – sono il luogo di nascita della cultura europea e le sue capitali hanno la responsabilità di passarsi di volta in volta il testimone della nostra civiltà. Insieme siamo brulichio di idee e di persone, di avvenimenti, a volte di contrasti, di zone degradate e di abitanti a rischio di emarginazione. Siamo qui perché noi sindaci avvertiamo gli umori dei cittadini prima dei Governi e abbiamo il dovere di trasferire queste istanze. Siamo qui perché la crisi economica ha tolto risorse sia alla cultura sia alle città e dobbiamo fare di tutto per recuperarle. Mi auguro che da questa conferenza usciremo con la consapevolezza che dobbiamo considerare le politiche culturali non solo come prioritarie, ma anche come un tema trasversale delle nostre amministrazioni. Sono infatti convinto che le politiche culturali non debbano limitarsi alla protezione del patrimonio o alla promozione di attività culturali tradizionali. L’obiettivo è più alto: dobbiamo capire che la cultura non è un optional, ma un elemento fondamentale che permea di sé tutta la vita sociale”.
Nella dichiarazione i firmatari si impegnano a “contribuire a preservare e migliorare le nostre espressioni culturali e il patrimonio culturale, continuare a integrare e mantenere le politiche e le attività culturali all’ordine del giorno sia delle nostre agende municipali sia in altri forum e reti correlati, favorire il dialogo, lo scambio di buone pratiche ed esperienze sulle politiche e attività culturali tra le nostre città e con le città di paesi terzi, stabilire una rete di sindaci delle capitali europee della cultura che si riuniranno ogni due anni in una diversa capitale della cultura per valutare i progressi fatti e discutere nuove idee e proposte”.