Il sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui ha ricordato il dramma dei mesi scorsi con alcuni numeri che riguardano il suo comune: 6.200 le persone in autonoma sistemazione poichè hanno perso la casa, 220 le attività economiche che non esistono più, 80 le associazioni che non hanno una sede per non parlare delle chiese che sono tutte lesionate.
“Il centro Italia deve essere ricostruito, perché altrimenti non ci sarebbe più l’Italia”. Queste le parole del commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, intervenuto il 7 aprile a Camerino, alla presentazione delle linee guida del Piano strategico per la ricostruzione della città marchigiana, illustrate dall’architetto Mario Cucinella.
“Istituzioni locali, sindaci, presidenti di Regione – ha detto ancora Errani – devono essere protagonisti della ricostruzione. E’ dal territorio che nasce l’energia positiva del fare, quasi ad attendere sempre qualcuno che dall’alto cali e dipani le norme. Valori come solidarietà, equità e trasparenza sono fondamentali per ripensare e far rinascere queste zone devastate dal sisma”.
“La riedificazione dobbiamo chiamarla sviluppo e, una volta completata, ci dovrà consegnare una Camerino migliore di prima – ha aggiunto Cucinella. Il nostro piano dovrà partire da una strategia condivisa da tutti i protagonisti, a cominciare dalle istituzioni, fino ad arrivare all’università, passando per i cittadini”. L’archistar ha poi presentato l’idea di una “Casa dei cittadini” in cui poter dialogare e confrontarsi per progettare il futuro non solo dal punto di vista urbanistico. L’idea è quella di far diventare la città marchigiana un modello metodologico virtuoso della ricostruzione post sisma “perché se è vero che il terremoto è un dramma è altrettanto vero che deve essere un’opportunità di sviluppo”.
Proprio a questo, infatti, si era riferito Cucinella in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore: “Il disastro del terremoto del Centro Italia ha posto quella stupida domanda del com’era e dov’era, invece io direi che il punto forse è: come sarà. Ad esempio, gli edifici a cui lavoriamo in Emilia prima non c’erano, quindi il com’era e dov’era non ha senso perché la scuola di danza non c’era, la casa della musica non c’era, e quindi quel dramma umano, industriale, economico, è diventato un’opportunità per il territorio. Dobbiamo trasformare il problema in un’opportunità per migliorarli quei luoghi, non per fare quello che c’era, perché non è neppure detto che quello che c’era fosse proprio bello”.