La Cassazione legittima la TIA più alta per gli hotel: producono più spazzatura. Per le RTA, però, necessario verificare i servizi resi
La tariffa di igiene ambientale (TIA) per le attività alberghiere può essere notevolmente superiore a quella applicata alle civili abitazioni: lo ha stabilito la Corte di Cassazione con l’Ordinanza n. 14632 del 31 maggio 2025.
Il principio di diritto è chiaro: è legittima la delibera comunale che stabilisce una tariffa più alta per gli esercizi ricettivi, in quanto “costituisce un dato di comune esperienza la maggiore capacità produttiva di rifiuti propria di tali esercizi”. Una pronuncia che, di fatto, consolida il criterio secondo cui le attività commerciali, e in particolare quelle ricettive, generano una quantità di rifiuti significativamente maggiore rispetto alle utenze domestiche, giustificando così un prelievo fiscale più oneroso.
Tuttavia, la sentenza non esclude la necessità di un’attenta verifica caso per caso. Nel mirino della Corte, in questo specifico contenzioso, sono finite le Residenze Turistico Alberghiere (RTA). La Cassazione ha infatti cassato con rinvio la decisione precedente che si era limitata a inquadrare le RTA nella categoria delle utenze non domestiche, di natura alberghiera. Secondo i giudici, il Comune deve compiere un’ulteriore verifica sui servizi effettivamente resi agli utenti dalla società locataria. L’obiettivo è accertare se tali servizi siano eccedenti o meno la mera locazione di unità abitative. Questo passaggio è cruciale: l’eventuale erogazione di servizi aggiuntivi (come pulizie giornaliere o facility alberghiere) rafforza l’assimilazione all’attività alberghiera tout court, confermando la legittimità della tariffa più alta.
Fonte: Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione