Nel 2023, la spesa per la ricerca e sviluppo (R&S) in Italia ha raggiunto i 29,4 miliardi di euro, segnando un aumento del 7,7% rispetto all’anno precedente. Questa crescita, pur confermando un trend positivo, evidenzia un’Italia che investe a due velocità, con un divario crescente tra i diversi attori economici.
Settore pubblico in forte ascesa, imprese a due velocità
I dati Istat mostrano che la spesa in R&S è stata trainata principalmente dal settore pubblico e dalle Università, che hanno registrato aumenti rispettivamente del +14,5% e +9,9%. La loro crescente influenza si riflette anche nella loro quota sul totale della spesa, che ha superato il 39%.
Anche le imprese hanno aumentato gli investimenti (+5,4%), ma il risultato è squilibrato: le medie e grandi imprese hanno spinto la crescita, mentre le piccole imprese hanno segnato un calo del 2,3%. Questa disuguaglianza è ulteriormente accentuata dal ruolo predominante delle multinazionali, sia a controllo italiano che estero, che da sole rappresentano l’83,1% dell’intera spesa privata in R&S.
Nonostante la crescita, l’intensità di R&S rispetto al PIL si mantiene stabile all’1,37%, lo stesso livello del 2022.
Le sfide future: investimenti e divario territoriale
Le previsioni per il 2024 e 2025 indicano una prosecuzione del trend positivo, con le imprese che si attendono una crescita più consistente nel 2025 (+4,0%). Anche il settore pubblico prevede ulteriori aumenti.
A livello geografico, la spesa rimane fortemente concentrata: quasi il 60% degli investimenti totali si trova in quattro regioni (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte). Sebbene alcune regioni del Sud, come la Sicilia, abbiano registrato un’importante crescita, il divario con il Nord resta evidente, con Emilia-Romagna e Piemonte che continuano a dominare per intensità di R&S sul PIL.
Cresce l’impiego femminile, ma non nelle imprese
Parallelamente alla spesa, è aumentato anche il numero di persone impiegate in R&S, arrivando a 519mila unità. La crescita è particolarmente significativa nelle istituzioni pubbliche e nelle Università. Anche la presenza femminile è in aumento, rappresentando il 35,3% del totale, ma la maggior parte delle donne ricercatrici è impiegata nel settore pubblico e nelle Università, mentre nelle imprese la loro rappresentanza rimane contenuta.
Maggiori informazioni nella nota Istat