Una nuova legge regionale del Veneto tesa a modificare le regole di accesso agli asili nido comunali, riservando una sorta prelazione (punteggio supplementare nelle graduatorie secondo quanto già previsto nei bandi di assegnazione degli alloggi popolari) a quanti siano residenti o abbiano vissuto e lavorato in Veneto da almeno quindici anni, nonché ai bambini portatori di disabilità. Il primo sì è arrivato ieri dalla Commissione per la sicurezza sociale della Regione, che ha approvato a larga maggioranza il progetto legislativo presentato dai consiglieri Maurizio Conte e Giovanna Negro. “I cittadini che vivono sul nostro territorio e pagano le tasse da molti anni si vedono scavalcare da persone appena giunte in Italia, prive di ogni legame con la nostra comunità – ha detto la Negro, presentando il progetto legislativo”. “Così molte famiglie venete che arrivano a malapena a fine mese ed hanno l’esigenza di tenere i figli negli asili anche per poter lavorare, si trovano in difficoltà perché posti liberi in quelli comunali non ce ne sono e quelli privati non sono accessibili a tutti. Questo provvedimento è all’insegna dell’equità e, a parità di condizioni familiari e reddito, intende premiare chi ha contribuito alla crescita del Veneto”. Di parere assolutamente contrario Claudio Sinigaglia del Partito democratico, che ha ribattuto dicendo: “Guardiamo ai fatti. Gli asili veneti accolgono circa 20.000 bambini, dei quali i figli di immigrati rappresentano appena l’8% e questa legge-manifesto riguarda soltanto i nidi pubblici, un quarto del totale rispetto agli asili paritari. I residenti? I disabili? I Comuni provvedono già, è il caso di Padova e di tanti altri, che razza di segnale mandiamo alle coppie giovani intenzionate a trasferirsi nel Veneto?”. Per molti la questione è meramente politica e non porterà a niente di fatto perché la Corte costituzionale ha già bocciato più e più volte il criterio dei 15 anni di residenza.