Nel biennio 2022-23 le immigrazioni dei cittadini stranieri sono aumentate (697mila), flussi meno consistenti per gli espatri (207mila in 2 anni, variazione del 10% sul 2021). La mobilità interna è in lieve crescita: 1 milione 458mila trasferimenti, +2,4% rispetto al 2021. Il Nord è risultata l’area del Paese più attrattiva, sia in riferimento ai movimenti con l’estero (+5 per mille), sia alla dinamica migratoria interna (+2 per mille). Un emigrato italiano su 3 ha un’età tra i 25 e 34 anni: 35mila nel 2022, di cui 18mila in possesso di 1 laurea. Ma esplorando ancora i numeri del recente Rapporto Istat su “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”, relativo agli anni 2022-2023 possiamo sintetizzare che nel biennio:
- 550mila sono i residenti persi dal Mezzogiorno nel decennio 2014-2023 nei confronti del Centro-nord
- 1 mln 150mila i movimenti in uscita verso il Centro-nord, 600mila sulla rotta inversa
- 63mila è il numero di cittadini giunti dall’Ucraina nel 2022/23 che dall’inizio della guerra hanno preso la residenza in Italia (triplicato rispetto al 2021)
- 1mln e 81mila è il numero di espatri 2014 -2023
- 515mila i rimpatri
- 566mila la perdita di popolazione italiana dovuta agli scambi con l’estero
La variazione positiva con i dati in aumento si registra per tutte le aree dei flussi di immigrazione straniera: aumento del +40% per le provenienze europee, +39% per le africane, e del +32% per le asiatiche. Significativo è l’aumento di immigrazione dal continente americano (+80%), a causa degli ingressi da Argentina e Brasile dovuto ai flussi di immigrati che entrano in Italia per richiedere la cittadinanza italiana iure sanguinis (discendenti di emigrati italiani). Emerge l’incremento dall’Ucraina che la rende il principale paese est-europeo di provenienza: 30mila nel 2022 e 33mila nel 2023, 4 volte in più rispetto al 2021. In 2° posizione si colloca l’Albania che supera la Romania con 29mila iscrizioni nel 2022/2023 (+32% rispetto al 2021); continuano i flussi dalla Romania (25mila ingressi l’anno, -1% sul 2021).
Consistenti i flussi di provenienza africana, dal Marocco (19mila ingressi l’anno, +27%, rispetto al 2021) e dall’Egitto (17mila l’anno, +111%), raddoppiano anche le immigrazioni dalla Tunisia (10mila ingressi l’anno, +99% rispetto al 2021). Tra i flussi provenienti dall’area asiatica intensi quelli dal Bangladesh (23mila l’anno, +58%), dal Pakistan (18mila l’anno, +27%) e dall’India (13mila l’anno, +17%).
I flussi degli immigrati stranieri si dirigono in prevalenza al Nord Italia (384mila individui, 55%del totale), dove la maggior parte risiede, seguono il Mezzogiorno (165mila, 24%) e il Centro (148mila, 21%). 1 straniero su 5 si dirige in Lombardia (146mila), mentre Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio, accolgono 4 stranieri su 10; a livello provinciale, i flussi si dirigono soprattutto a Milano e Roma (59mila e 43mila).
Per quanto riguarda l’emigrazione dall’Italia, all’indomani del Brexit riprendono le emigrazioni verso l’estero, ma non ai livelli del 2016-2019. Negli ultimi 10 anni i giovani che hanno trasferito la residenza all’estero sono aumentati, i rientri in patria diminuiti. Nel decennio 2013-2022 è espatriato dall’Italia 1 milione di residenti, di questi 1/3 (352mila) con un’età tra i 25 e i 34 anni, di questi 132mila (38%) erano in possesso della laurea. D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati 104mila fra il 2013 e il 2022, di cui 45mila in possesso di laurea: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è negativa e restituisce una perdita di 87mila giovani laureati. Complessivamente fra il 2014 e il 2023 si contano 1 milione di espatri, a fronte di 515mila rimpatri; i saldi migratori dei cittadini italiani sono negativi e la perdita di popolazione dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 566mila unità. Il tasso di emigratorietà degli italiani nel 2021 era pari all’1,7 per mille, nel 2022 all’1,8 e nel 2023 al 2 per mille, ne consegue una ripresa della propensione a espatriare con tassi superiori al Nord (2,2 per mille).
Fonte: ISTAT