Dodici miliardi di debito, questo il passivo nelle casse del Comune di Roma al 2015. Una situazione che rischia di provocare problemi di liquidità già nel 2016 e una crisi quasi certa dal prossimo 2020. Silvia Scozzese, ex assessore al bilancio della giunta Marino e ora commissario straordinario per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale, lo riferisce in commissione Bilancio della Camera dei deputati.
Nonostante la disastrosa situazione delle casse del Campidoglio, il Commissario si è mostrato tuttavia ottimista. L’idea è che il debito non sia “preoccupante” perché conosciuto e come tale gestibile: “Sono perfettamente d’accordo che debba essere gestito meglio, ma non rappresenta una particolare preoccupazione”.
“Il debito complessivo – ha detto Scozzese – risulta essere pari a 3 miliardi e 224 milioni di euro per il debito non finanziario e a 8 miliardi e 768 milioni di euro per il debito finanziario”. Ecco come si arriva ai suddetti circa 12 miliardi. “Se confrontiamo il valore attuale del debito finanziario (uscite) fino al 2048, con quello dei contributi (entrate) previsti fino a tale data – ha proseguito il commissario – otteniamo che il debito finanziario storico del Comune risulta sostenibile”.
In sostanza, Scozzese ritiene che “nei primi anni questo scenario di crisi verrebbe attutito dal versamento degli 880 milioni di euro spostando le difficoltà di liquidità al 2020 e fino al 2035. Da qui in avanti il contributo erogato sarebbe in grado di coprire gli oneri del debito”. In merito alla gestibilità: “Anche il debito commerciale deve essere gestito, ma i mezzi sono diversi perché c’è bisogno che si aprano le pratiche e si concluda l’analisi di chi deve essere ancora pagato dal Comune di Roma: tuttavia si tratta di poco più di 3,2 miliardi di euro che, confrontati con i residui passivi di altri grandi comuni, sono addirittura inferiori”, ha concluso il commissario.