Nel braccio di ferro che oppone il governo degli Stati Uniti ad Apple, riguardo alla privacy degli iPhone e le indagini su attentati terroristici, alla vigilia dell’udienza in cui il dipartimento di Giustizia doveva appoggiare la richiesta dell’Fbi – cioè l’ingiunzione ad Apple di fornire una chiave o “porta d’accesso” per superare le difese del codice criptato dell’iPhone – lo stesso dipartimento ha chiesto di cancellare l’udienza, in quanto, la polizia giudiziaria, avrebbe trovato “un modo di entrare nell’iPhone di Syed Farook”, responsabile della strage di San Bernardino in California, senza bisogno di aiuti da parte dei tecnici Apple.
Per mesi lo scontro tra l’amministrazione Obama e Tim Cook Ceo di Apple, si era basato sul presupposto che gli iPhone di nuova generazione sarebbero impenetrabili, nella configurazione attuale, senza l’assenso del proprietario. Tra i dispositivi di sicurezza citati c’è l’auto-distruzione dei dati dopo una serie di tentativi falliti di comporre il pin. Perciò gli inquirenti che si occupano della strage di San Bernardino avevano chiesto ad Apple di far scrivere ai suoi ingegneri un nuovo codice software, per consentire l’accesso di emergenza e poter carpire i dati dell’iPhone dietro mandato del giudice. Cook aveva opposto un categorico rifiuto, minacciando di portare la questione di ricorso in ricorso fino alla Corte suprema. La vicenda aveva spaccato in due il Paese. E adesso il messaggio che arriva dal dipartimento di Giustizia, se confermato in questi termini, ribalta tutto, gli esperti dell’Fbi avrebbero trovato il modo per fare da soli. Questo non solo rilancia il dibattito sulla privacy, le sue regole e le sue tutele, ma può infliggere un colpo duro all’immagine di Apple. L’unica cosa che fin qui nessuno aveva messo in discussione era proprio la totale impenetrabilità dei prodotti Apple. Quella di Cook era non solo una battaglia di principi etico-giuridici ma anche (forse soprattutto) una battaglia di marketing per affermare di fronte alla sua clientela globale il messaggio “siete sicuri, nessuno può spiarvi, Apple sta dalla vostra parte”. Ora quel messaggio sembra meno credibile.
Il dipartimento di Giustizia ha consegnato alla giudice federale Sheri Pym della corte distrettuale della California un documento dove si cita un “soggetto esterno” che avrebbe dimostrato l’esistenza di un modo per sbloccare l’accesso all’iPhone di Syed Farook. “Dobbiamo eseguire dei test – si legge nel documento presentato al giudice dal governo – e se si dimostra la sua efficacia non avremo più bisogno dell’assistenza di Apple”. Il dipartimento di Giustizia ha promesso aggiornamenti sull’esperimento entro il 5 aprile.
Da parte sua, Apple fa sapere tramite uno dei suoi legali di non essere a conoscenza delle tecniche che l’Fbi intende usare per lo sblocco dell’iPhone e di non sapere quale soluzione abbia trovato il governo federale. Al contempo, l’azienda di Cupertino si aspetta che se le indagini proseguiranno su questa strada le autorità condividano le informazioni sulle criticità dell’iPhone.