Le rilevazioni sui prezzi pagati all’industria alimentare dalle Centrali di Acquisto della GDO mostrano un aumento del +2,1% a marzo per la media dei 46 prodotti a maggior consumo, con una crescita del +10,9% rispetto a marzo 2021. L’indagine, condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e REF Ricerche, prospetta l’intensificazione dell’inflazione ad aprile-maggio con aumenti per i 46 prodotti alimentari del +3,5% e una crescita sino al +12,7%.
“In uno scenario che già presentava tensioni a causa di fattori energetici, climatici e sanitari, lo scoppio della guerra ha spinto al rialzo i prezzi dei prodotti, sottolinea il presidente di Unioncamere Andrea Prete, una corsa che non rallenta, a svantaggio dei costi pagati dalle imprese e dai bilanci delle famiglie”. Tra i prodotti che a marzo hanno registrato variazioni spicca l’aumento del pollo (+4,3%), a causa di un’offerta segnata dall’influenza aviaria e dall’aumento dei costi dei mangimi e del burro (+3,8%), segnato dalla riduzione delle disponibilità, aumenti anche nei prodotti cerealicoli e derivati (pasta di semola +3,7%, riso +3,7%, biscotti +3,6%, pane +3,4%) per effetto dei rincari del grano e dell’energia.
L’inflazione a marzo cresce del +10,9% con i rincari per la carne di pollo (+34,8%) e l’olio di semi (+30,5%), complice la carenza di approvvigionamenti di olio di girasole che vede i maggiori produttori in Russia e Ucraina e della pasta di semola (+22,5%). Le indicazioni fornite dalle Centrali di Acquisto della GDO prevedono aumenti per il bimestre aprile-maggio: sui 46 prodotti monitorati l’aumento si attesta al +3,5%, trainato dai prodotti derivati dei cereali e dalla pasta di semola (+6,6%) e dal pane (+6,5%), aumenti anche per il burro (+5,6%).
L’inflazione si proietta al +12,7% per aprile-maggio, sempre sulla carne di pollo (+33,3%), l’olio di semi (+31,6%) la pasta di semola (+26,8%). Gli aumenti attesi sulle farine, sui cereali e sui prodotti derivati sono rilevanti con la farina di grano tenero in crescita del +19,8% e le fette biscottate del +16,2%, attesa la crescita anche per il riso (+16,2%), la filiera, infatti, è segnata da un’offerta inferiore alla domanda causata dai timori legati all’impatto sulle prossime semine per le condizioni siccitose del Nord Italia e gli elevati costi di produzione come energia e fertilizzanti. Le anticipazioni sui prezzi pagati all’industria alimentare dalle Centrali d’Acquisto suggeriscono l’accelerazione dell’inflazione nei mesi estivi con valori superiori al 7%, per la media del 2022 la previsione è del +6,1%.