Dal 1992 con la direttiva Habitat l’Unione europea tutela il lupo che è stato incluso tra le specie che necessitano di misure urgenti di protezione. Dal 1997 ne è vietata la cattura, l’uccisione e la commercializzazione
Ma ora in Liguria i toni della polemica si alzano dopo diversi casi di aggressione da parte dei lupi ai danni del bestiame degli allevatori locali. E’ l’assessore regionale all’Ambiente, Stefano Mai, a dire senza mezzi termini che di lupi ce ne sono troppi e che la Regione non ha fondi sufficienti per rifondere gli allevatori dai capi sbranati.
Nel 2014 i lupi avvistati in Liguria erano 50, ma “nell’ultimo anno la situazione è esplosa – ha affermato Mai -. Riteniamo che siano aumentati di 3-4 volte, secondo le stime regionali”. Così quella che per molti è una buona notizia riguardo ad una specie protetta, per altri sembra essere una realtà da combattere, tanto che si prefigura la riapertura della caccia a questi esemplari.
“Abbiamo portato sul tavolo del ministro Galletti la questione ad agosto – prosegue l’assessore all’Ambiente -. Il problema coinvolge non soltanto la Liguria, ma anche altre regioni, certo che quei lupi sono stati spinti anche dalla Francia dove hanno cominciato a cacciarli e sono fuggiti verso il Piemonte e la nostra regione”. Così il coro è a più voci ed i pareri contrastanti soprattutto sulle misure da prendere per contenere il problema. Il WWF considera da sempre prioritaria la mitigazione del conflitto con la zootecnia nel solco della coesistenza con i grandi predatori naturali e chiede sinergie tra le Istituzioni, al fine di attuare efficaci, concrete e diffuse misure di prevenzione. Ma per attuare tutte le azioni previste dal Piano di conservazione e gestione del lupo non possono bastare le risorse delle singole Regioni, servono anche risorse certe da parte dello Stato, attraverso i Ministeri competenti. “La Liguria soffre di una grave crisi agricola a cui negli anni si è aggiunta una politica di abbandono delle campagne e dei centri più interni a favore dell’inurbamento e del grave intasamento della zona costiera. Tutto ciò ha portato progressivamente allo spopolamento dei centri più interni, al progressivo dissesto idrogeologico di un territorio, che non viene più sottoposto alla consueta manutenzione, alla perdita di quote di mercato per le produzioni liguri di qualità e all’assenza di politiche adeguate di sviluppo rurale, che permettano una reale inversione di tendenza della situazione”, spiegano i Verdi liguri e giurano che non si arrenderanno.