Il Decreto fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri, accoglie la richiesta dell’ANCI di fare chiarezza sui processi di mobilità nei piccoli Comuni e sul mantenimento del nulla-osta preventivo dei Sindaci. Il delegato Anci al Personale, Jacopo Massaro, ha commentato: “Risultato molto importante, si rischiava di penalizzare il comparto comunale privando i piccoli enti di strumenti di governo dei dipendenti essenziali per il Pnrr” Il D.L. n. 80/2021 ha riscritto la disciplina della mobilità volontaria nelle pubbliche amministrazioni, eliminando il previo assenso degli enti di appartenenza. L’ANCI ha subito segnalato l’esigenza di mantenere il nulla osta preventivo per i Comuni, che sono a rischio di uno svuotamento degli uffici in considerazione della maggiore attrattività delle altre amministrazioni pubbliche, ottenendo utili modifiche in sede di conversione.
Tuttavia, la formulazione finale della norma ha fatto sorgere il dubbio interpretativo che, per gli enti locali con organici fino a cento dipendenti, i processi di mobilità volontaria del personale siano in ogni caso preclusi, sia in entrata che in uscita, laddove la ratio originaria della norma intendeva invece escludere, per i Comuni più piccoli, solo la mobilità in uscita senza il previo assenso del datore di lavoro. Il Decreto fiscale, recependo la formulazione dell’emendamento ANCI, chiarisce in modo inequivocabile che tutti i Comuni, anche quelli di minori dimensioni, possano bandire procedure di mobilità volontaria, e che, per i Comuni con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 100, l’amministrazione conservi la prerogativa del previo assenso alla mobilità dei propri dipendenti verso altre amministrazioni.
“Si tratta di un risultato estremamente importante per Anci e Comuni italiani, per due ordini di motivi – sottolinea Jacopo Massaro, Sindaco di Belluno e delegato Anci a Personale e relazioni sindacali – Da un lato, perché il contratto degli enti locali è meno attrattivo di quello di altri comparti, e nel momento in cui i dipendenti sappiano di non essere subordinati a un nullaosta da parte dell’ente di appartenenza, si rischierebbe un’emorragia in Comuni e province a vantaggio del comparto regionale. Dall’altro, perché l’arrivo delle risorse del PNRR – osserva il delegato Anci – ci fa entrare in una fase delicatissima in cui i Comuni saranno coinvolti maggiormente nella sua attuazione: trovarsi in una fase così delicata senza strumenti di governo dei propri dipendenti rischierebbe di far perdere le opportunità di spesa che l’Europa ha voluto aprire”.