L’irresistibile ascesa della pressione fiscale non dà tregua ai cittadini stremati. Le tasse sono quasi raddoppiate in 20 anni, crescendo del 92,4%. Lo rende noto il Centro Studi di Confcommercio. In venti anni, dal 1995 al 2015, le tasse locali sono passate da 30 miliardi a 103 miliardi di euro, con una crescita del 248%, mentre le tasse centrali nello stesso periodo sono passate da 228 miliardi a 393 miliardi di euro con una crescita del 72%. Dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro. Nel 2016 ci sarà un calo del 19% rispetto al 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa. Dal 2011 al 2015 la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%, conclude Confcommercio. Guardando avanti, sono attesi altri consistenti incrementi. Nel 2016 le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell’80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro.
Di fronte a questi dati, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, indica la strada da seguire: ”E’ necessario un maggior coordinamento tra i vari livelli di governo per ridurre le tasse a imprese e famiglie e la spesa pubblica, scongiurando il ricorso alle clausole di salvaguardia”. Sangalli denuncia anche le profonde differenze d’imposizione fiscale a livello territoriale. ”Un imprenditore con un imponibile Irap pari a 50 mila euro e imponibile Irpef pari a 50 mila euro è costretto a pagare 2.255 euro, se vive a Roma, e zero se vive a Trento. E’ una situazione iniqua. Non si può pagare per le inefficienze della pubblica amministrazione”, conclude.