La scorsa settimana l’Unione nazionale dei comuni, delle comunità e degli enti montani ha lanciato una campagna per sostenere le realtà del Centro Italia colpite dal terremoto di tre anni fa. L’iniziativa è appena partita a seguito dell’accordo di collaborazione stretto da Uncem e GoFundMe per portare avanti sulla piattaforma dedicata, un’azioni di crowdfunding. In un quadro d’insieme non certo confortante vediamo che a oggi per i Comuni e le frazioni colpite non vi è un monitoraggio complessivo della ricostruzione, né della raccolta o della gestione delle macerie: a denunciarlo l’Osservatorio Sisma, Fillea Cgil insieme a Legambiente.
L’Uncem sottolinea come, a questo punto, qualsiasi piccolo gesto può risultare significativo per dimostrare vicinanza ai territori interessati dal terremoto, dove ancora oggi la riedificazione degli edifici distrutti procede con indicibile lentezza. I Comuni destinatari delle risorse della campagna di finanziamento collettivo verranno individuati da Uncem con le Delegazioni regionali di Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio. Una volta conclusa l’iniziativa, saranno i Sindaci dei cinque enti locali a scegliere come utilizzare le risorse privilegiando progetti sociali per la rivitalizzazione dei territori e delle comunità. Progetti volti a dare nuovi servizi e opportunità a quei bambini, giovani, famiglie, anziani che hanno perso le case e i luoghi vitali dei loro paesi, ma che non hanno perso la speranza. Uncem è a fianco dei Sindaci e delle Amministrazioni locali perché i tanti territori colpiti sono una parte d’Italia che non può certo essere dimenticata.
Il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, Giuseppe Cappochin, dal canto suo, durante una serie di seminari su “architettura contemporanea e contesto storico”, ha chiesto che “i presidenti delle Regioni interessate ed i politici locali siano promotori, anche con iniziative radicali” di una significativa svolta nella ricostruzione. “E’ grave, a oggi – ha detto Cappochin – la mancanza di una strategia che, al di là della ricostruzione fisica degli edifici, punti innanzitutto alla creazione di un nuovo sistema socio-economico il solo che può costituire il vero motore della ripresa, rappresentare una alternativa di vita per le popolazioni ed attrarre chi non tornerà più se non si creano le condizioni di stimolo a ritornare”.