In Umbria, Anci e Ance marciano insieme per rilanciare le opere pubbliche. Le due associazioni, quella dei Comuni e quella dei costruttori, hanno presentato un pacchetto di proposte tese a far ripartire gli investimenti ricalcando quello proposto a livello nazionale con lo «Sbloccacantieri». Si tratta di un articolato complesso di misure che spaziano dalla ribadita necessità di una piena attuazione (tramite i provvedimenti attuativi) del nuovo Codice degli appalti alla semplificazione delle procedure peri piccoli Comuni; dalla definizione più celere delle regole per l’utilizzo delle piattaforme digitali che vanno usate per gli appalti pubblici al ripristino dell’appalto integrato.
Anci e Ance chiedono inoltre che, per i lavori d’importo pari o non superiore alla soglia comunitaria (due milioni), l’offerta economicamente più vantaggiosa sia consentita solo «in presenza di complessità tecnica dell’appalto». In aggiunta, vorrebbero l’eliminazione dell’obbligo di indicare la terna di subappaltatori, un ruolo diverso delle Stazioni uniche appaltanti nel senso di una maggiore valorizzazione di aggregazione come le Unioni di Comuni. Nel documento viene sottolineata anche la necessità di velocizzare le procedure che riguardano la definizione del contenzioso, che comunque è pari, secondo un’indagine statistica del Consiglio di Stato pubblicata il 31 dicembre 2017 su dati Anac, al 3% degli appalti banditi. Tra le richieste anche la semplificazione delle procedure relative agli incarichi di progettazione e uno stop al meccanismo del sorteggio «tout court» delle imprese per le procedure fino a un milione di euro, con procedure diverse (dall’affidamento diretto agli inviti fino al sorteggio pubblico qualificato) a seconda degli importi. “In questo particolare momento storico – ha spiegato il presidente di Anci Umbria, Francesco de Rebotti – Comuni e imprese condividono temi e interessi come la rigenerazione, la riqualificazione e la sostenibilità dello sviluppo urbanistico, nonché l’importanza di supportare il mercato dell’edilizia, anche a livello regionale. Per sbloccare le risorse, e quindi i cantieri, non basta semplificare al massimo le norme, ma è necessario contrastare le cattive pratiche annidate nelle lungaggini procedurali”. “Tra Comuni e imprese – ha aggiunto Stefano Pallotta, presidente di Ance – si parla all’unisono e c’è assoluta unità d’intenti sul fatto che gli investimenti pubblici possano andare in una direzione utile a tutti, ossia verso opere pubbliche che potranno migliorare il volto delle città e quindi la qualità della vita delle persone. L’ipertrofia normativa che coinvolge le procedure legate all’edilizia può più facilmente portare alla corruzione. Più c’è semplificazione, maggiore è la trasparenza. Regole più chiare e più semplici, di facile comprensione e applicazione, che creano così, senza opacità e possibili interpretazioni, le condizioni migliori per realizzare i lavori rapidamente e per combattere l’illegalità”.