L’Uncem, per bocca del suo presidente, Marco Bussone, richiama l’attenzione sul ruolo dei piccoli Comuni nel processo di accoglienza e integrazione dei migranti. “Sono oltre mille le Amministrazioni comunali italiane che, molto spesso in accordo con parrocchie e associazioni locali, con pezzi attivi di comunità, scelgono di ospitare stranieri, migranti, richiedenti asilo che arrivano in Italia scappando dall’Africa, da guerre, cambiamenti climatici, miseria e ingente povertà – spiega Bussone e aggiunge – la spinta alla rete e alla condivisione di buone pratiche e necessità tra Comuni e comunità che accolgono è da molti anni auspicata da Uncem, in accordo con Anci, grazie a progetti Sprar vincenti perché capaci di unire sia stranieri sia italiani non abbienti, persone che hanno perso il lavoro e che vivono in povertà, con fatica e dignità”.
Non a caso, ricorda che “l’accoglienza diffusa già si realizza in centinaia di Comuni montani, in particolare con forme aggregative a fare da regia operativa. Non solo dunque grandi città, ma anche la rete dei piccoli e piccolissimi Comuni, in particolare delle aree interne…”I sindaci – prosegue – hanno “montato” direttamente progetti di accoglienza. Hanno coinvolto le associazioni, hanno spiegato alla comunità questo cambiamento. Hanno coinvolto anche persone italiane. Non vanno lasciati soli”. Secondo il presidente dell’Uncem, inoltre, ai fini dell’accoglienza è decisiva l’integrazione lavorativa. Parecchi progetti sono in corso o in cantiere, di cui i Comuni sono registi e garanti “, evidenzia ancora Bussone. “I progetti degli enti locali sono già molto più avanzati di quanto si creda e venga raccontato. Già oggi, gli stranieri presenti in Italia salvano intere filiere produttive, interi decisivi settori economici. La Storia ci dice che le terre alte si svilupparono nella fase delle Alpi aperte – ricorda il presidente Uncem – nella quale l’incrocio tra attraversamenti e popolazioni stanziali produsse l’insediamento montano giunto sin qui. E la storia stessa dei montanari è storia di migrazioni, di scambi, d’integrazioni. Quando la montagna si apre e si relaziona, cresce. Quando si arrocca e si chiude, perde”.
“I Comuni italiani, anche i più piccoli sono il cuore del Paese, hanno bisogno di continuo supporto, di rete. Di conoscere le buone pratiche. Di sapere come si fa e come possono non essere soli. C’è un grande lavoro da fare, soprattutto nel consolidare il rapporto tra Stato e Comuni – conclude Bussone – non solo però per superare l’emergenza migranti. La coesione e la sussidiarietà istituzionale devono essere sempre il perno della democrazia”.