In riferimento alle richieste di autonomia il titolare per gli Affari regionali, Erika Stefani, ha precisato che fino ad oggi sono arrivate richieste da otto regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Umbria (in forma congiunta) e Piemonte. Il Ministro ha poi aggiunto che: “le prime tre Regioni hanno già formalizzato l’avvio di un percorso nell’ultima legislatura, percorso che ha portato alla firma di accordi preliminari (le cosiddette pre-intese) con il governo uscente.”
Avviare un percorso di maggiore autonomia amministrativa e finanziaria trattando con il Governo nazionale per l’attribuzione di maggiori competenze e le conseguenti risorse, ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione. Questa la richiesta delle Regioni interessate.
“La pre-intesa siglata in febbraio – ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia – è una prima firma che dà l’avvio ad un altro grande negoziato che prelude alla firma finale dell’intesa su tutte e 23 le competenze. Intesa su cui si dovrà poi esprimere il Parlamento. Il Veneto sull’autonomia fa da apripista, innanzitutto per il bene dei veneti, ma anche per il bene di tutte le altre Regioni che riterranno di identificare nel nostro negoziato le linee guida per quelle riforme che non mi stanco di ripetere partono dal basso”.
l’Accordo comprende una prima parte, recante le Disposizioni generali, e una seconda parte, composta da quattro allegati (relativi rispettivamente alle materie Politiche del Lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’Ecosistema), e da un addendum sui rapporti internazionali e con l’Unione europea. La prima parte – Disposizioni generali – contiene norme relative ai principi generali ed alla metodologia che dovranno essere seguiti per l’attribuzione al Veneto di autonomia differenziata. Di particolare interesse appaiono le previsioni relative all’istituzione di una Commissione Paritetica Stato-Regione per la determinazione delle modalità di attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per l’esercizio delle nuove competenze; ai criteri che dovranno essere seguiti per la determinazione delle risorse: attribuzione alla Regione di compartecipazione o riserva di aliquota al gettito di uno o più tributi erariali maturati nel territorio regionale; definitivo superamento del criterio della spesa storica; definizione entro un anno dei fabbisogni standard; alla durata dell’Intesa che verrà sottoscritta, con la previsione di un ‘tagliando’ a 10 anni dalla sottoscrizione dell’Intesa, mediante un procedimento di verifica congiunta tra le parti, nonché al procedimento per la modifica dell’Intesa stessa; alla determinazione congiunta di specifiche modalità per l’assegnazione di risorse per gli investimenti. Nella seconda parte sono invece specificate le competenze oggetto di attribuzione su cui è già in stato avanzato un negoziato tra Stato e Regione, fermo restando che nell’Accordo stesso è precisato che resta impregiudicato il prosieguo del negoziato con il prossimo Governo sia sulle materie che sono già state oggetto di trattativa, sia sulle altre materie per cui la Regione Veneto chiede maggiore autonomia.
Per quanto riguarda il Piemonte, il vicepresidente della Regione, Aldo Reschigna, ha ricordato che alcuni mesi fa è stato aperto un confronto con le associazioni sindacali e datoriali, le Università e i rappresentanti degli Enti locali. “Ci sono stati contributi scritti che hanno permesso di modificare la prima stesura con la nuova, che abbiamo presenteremo in Consiglio regionale. Il presidente Chiamparino ha inviato una lettera al ministro per gli Affari regionali, nella quale è stato indicato lo stato dell’arte della nostra procedura”, ha chiarito Reschigna. “Non riteniamo che questo tema sia una moda, ma un’opportunità. Per questo dobbiamo lavorare nel solco dell’articolo 116, che parla di autonomia accresciuta o differenziata”.