La Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, ha presentato il referto su “La spesa per il personale degli enti territoriali”. Nel referto si analizza l’andamento della spesa per il personale delle Regioni a statuto ordinario e speciale, delle Province autonome e degli Enti locali (Province, Città metropolitane e Comuni), nel triennio 2014-2016, unitamente alla sua consistenza numerica. Con riferimento all’esercizio 2016, emerge che l’intero settore occupa, complessivamente, circa 487.000 unità, distribuite tra personale dirigente, segretari comunali/provinciali e direttori generali, personale con qualifica non dirigenziale. Di esse circa 39.000 unità, pari all’8% del totale, hanno un contratto di lavoro flessibile.
La spesa totale – che non comprende quella relativa ai contratti di lavoro flessibile – ammonta a circa 13,7 miliardi (di cui 2,7 per le Regioni, 1 per le Province e le Città metropolitane e 10 per i Comuni). Nel 2016, per l’insieme degli Enti esaminati a livello nazionale, la spesa media per dipendente regionale ammonta a 33.932 euro, a fronte di 27.697 relativi al dipendente comunale e di 27.816 per il dipendente provinciale. La spesa media per il personale dirigente è di 87.591 euro nelle Regioni, 81.535 nei Comuni e 97.072 nelle Province.
Emergono situazioni alquanto diversificate tra Enti delle Regioni a statuto ordinario e speciale (incluse le Province autonome) per quanto concerne il numero del personale in servizio nel triennio considerato, la cui distribuzione all’interno del comparto “Funzioni locali” è stata rimodulata per effetto del riassorbimento del personale degli Enti di area vasta. La distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale si declina in punte di maggiore concentrazione in talune aree territoriali. Tale circostanza si riflette anche sul rapporto d’incidenza tra dipendenti e dirigenti che, se superiore alla media nazionale, non è in se’ indicativo di una ottimale organizzazione del lavoro, soprattutto ove associato ad elevate platee di dipendenti. Analogamente, un rapporto d’incidenza inferiore alla media potrebbe denotare un’eccessiva verticalizzazione delle carriere.