“I sindaci sono la struttura portante del Paese. I piccoli Comuni non sono la periferia dell’Italia ma – come ha detto il presidente della Repubblica, Mattarella – ‘la rete connettiva di un Paese che ha nella pluralità del suo patrimonio le matrici originali della propria identità’. Ma quante volte ci sentiamo soli, isolati, costretti tra un diluvio di norme e di obblighi e una montagna di responsabilità? A un bivio tra fare gli eroi o rinunciare? Per questo abbiamo lanciato la campagna ‘liberiamo i sindaci’: non certo per rivendicare mani libere o per cercare scorciatoie, ma per liberare energie a vantaggio delle nostre comunità. Con la nostra proposta di legge, costruita dal basso, abbiamo lanciato un grido d’allarme”. Con queste parole il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha chiuso l’assemblea nazionale Piccoli Comuni a Viverone (guarda il video). Raccogliendo un appello al dialogo del sottosegretario all’Interno Stefano Candiani. “Non si può trattare un piccolo Comune con le stesse regole che governano una grande città – ha sostenuto Candiani – bisogna ricostruire il rapporto tra enti locali e cittadini e tra autonomie e governo centrale. I sindaci devono essere messi nelle condizioni di fare il loro lavoro. Dignità e regole. Ripartiamo da qui”.
I lavori della conferenza nazionale, guidati dal coordinatore dei piccoli Comuni, Massimo Castelli, con il presidente di Anci Piemonte, Alberto Avetta, ha trattato tutti i temi centrali per il riconoscimento delle specifiche condizioni degli enti di minore dimensione demografica e per arrestare lo spopolamento. Obiettivi che si perseguono attraverso due direttrici complementari: garantire i servizi di comunità, dalla scuola alla sanità, dai trasporti alla posta, e investire sulla valorizzazione del patrimonio prezioso che i borghi d’Italia rappresentano. “Nei piccoli Comuni – ha rilevato Decaro riepilogando i dati di una ricerca dell’Anci sulla base dei dati Istat – ci si sente più sicuri. Le forze dell’ordine e i vicini di casa godono della massima fiducia. Nei paesi ci si incontra di più, si partecipa di più, si fa più volontariato e c’è più solidarietà. Abitare costa meno e si ha più spazio. La percentuale di “piccoli comuni” che figurano tra i borghi inseriti tra i più belli d’Italia è pari al 73 per cento. Addirittura nel 94 per cento di essi è presente almeno una dop, un prodotto tipico con il marchio della denominazione di origine protetta. La qualità della vita è migliore. Questo – ha quindi osservato rivolgendosi alle centinaia di sindaci presenti – è anche merito vostro, della vostra forza, del vostro coraggio e del vostro impegno quotidiano”.
Partendo da quel che si ha, si tratta di lottare per rimuovere gli intoppi. Lottare perché non siano leggi, burocrazia, regole anacronistiche a frenare ulteriormente i sindaci e la loro determinazione. “Nell’articolato della proposta di legge Liberiamo i sindaci – dice Decaro – si tiene conto della specificità dei Comuni minori facendo presente che da tanti vecchi e nuovi adempimenti in materia di contabilità derivano zero benefici, zero vantaggi per le nostre comunità. Inoltre siamo convinti debbano essere semplificati o abrogati i vincoli che fanno da tappo al turn over del personale e non hanno nessun legame con la virtuosità degli enti in base alle nuove regole dei saldi di finanza pubblica. Al momento tocca far fronte a un diluvio di nuove norme con un personale anziano, numericamente ridotto e per di più che non si può riqualificare e formare perché oggi non si può spendere, a questo scopo, più del 50% di quello che si spendeva nel 2009”.
Decaro ha individuato tre modifiche normative semplici, senza oneri per lo Stato, da adottare immediatamente per i piccoli Comuni. “Via l’obbligatorietà del dup, della contabilità economico patrimoniale e del bilancio consolidato; abroghiamo la gara per il servizio di tesoreria; eliminiamo il criterio del 24 per cento della media delle entrate correnti per l’assunzione del personale”. Per poi concludere: “Non sarà facile. Non diremo che la strada è in discesa: siamo abituati a dire la verità guardando in faccia i nostri concittadini. Qualcosa, dando battaglia, la otterremo, qualcosa no. Ma ci batteremo uniti e determinati. Noi siamo quella categoria di rappresentanti delle istituzioni tra i quali c’è il sindaco di Zapponeta, che, non potendo contare sul servizio di trasporto scolastico, per un anno ha accompagnato a scuola quattro bambini, figli di braccianti, con la sua Panda. O il sindaco di Nughedu Santa Vittoria che per per protestare per l’assenza di segnale internet nel suo paese, ha inscenato una protesta con i segnali di fumo e ha portato a casa il risultato. Non ci facciamo spaventare dalle difficoltà”.