I cambiamenti climatici e la desertificazione sono temi strettamente legati tra loro e riguardano tutti i continenti. Un quinto dell’Italia è a rischio desertificazione: il Mezzogiorno presenta reali vulnerabilità e oggi anche le regioni centrali sono interessate a questa criticità. In occasione della Giornata mondiale contro la desertificazione, indetta dall’Onu, ieri 17 giugno, serve perciò una riflessione attenta sulle azioni da intraprendere. Secondo il Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici entro fine secolo in Italia la temperatura potrà aumentare dai 3 ai 6 ° centigradi, con fortissime precipitazioni alternate a periodi di drastica aridità.
Ieri il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, si è recato a Berlino per il primo di una serie di appuntamenti internazionali sul clima e sull’eccessivo sfruttamento della risorsa acqua. “Stiamo utilizzando il 30% delle risorse d’acqua rinnovabili disponibili – ha detto il titolare dell’Ambiente – mentre l’obiettivo europeo indica la soglia del 20%, e la superficie dei ghiacciai continua a ridimensionarsi. Senza contare la conseguente perdita di biodiversità e i pericoli per la sicurezza alimentare. Uno degli impegni sarà portare avanti il disegno di legge sullo stop al consumo di suolo e quello per la gestione pubblica dell’acqua. Sono le nostre priorità, per un’azione di governo nel segno della sostenibilità e della tutela delle nostre risorse”.
Il suolo è un laboratorio biologico straordinariamente diversificato composto da una immensa quantità di organismi dalla cui attività dipendono la produzione di biomassa, la catena alimentare e la biodiversità terrestre. Tramite le proprie capacità fisiche di filtrazione, chimico-fisiche di tamponamento e microbiologiche/biochimiche di trasformazione, agisce come barriera alla propagazione delle sostanze inquinanti nelle risorse idriche mentre assorbendo grandi quantitativi delle precipitazioni meteoriche funge da regolatore dei flussi idrici superficiali e di controllo degli eventi alluvionali. Il suolo è, dopo gli oceani il più grande serbatoio di carbonio, ed è direttamente influenzabile (negativamente o positivamente) dall’attività antropica, giocando così un ruolo importante nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Il suolo è uno dei contenitori della nostra evoluzione culturale, è la base delle bellezze dei nostri paesaggi ed è il supporto che ha permesso la crescita delle civiltà umane. Il suolo è una parte integrante e insostituibile del capitale naturale del pianeta Terra e svolge un ruolo strategico per il mantenimento dell’equilibro dell’intero ecosistema.
La desertificazione spesso deriva dalla siccità e dalla carenza di acqua, ma le cause più rilevanti sono rappresentate dalle attività umane: le coltivazioni intensive che esauriscono il suolo, la gestione scorretta delle risorse idriche, l’eccessivo pascolamento del bestiame, l’abbattimento degli alberi. Il terreno è un corpo estremamente fragile che si rinnova in tempi generalmente molto lunghi ma che, per contro, può essere distrutto fisicamente in tempi assai brevi o alterato chimicamente e biologicamente, nonostante la sua resilienza, sino alla perdita delle proprie funzioni. Le conseguenze di questa degradazione si riflettono sia sull’ecosistema che direttamente sulle condizioni di vita umana accrescendo, ad esempio, l’incidenza di povertà, carestie, esodi migratori, tensioni politiche, economiche e sociali.
“La terra ha un valore reale, investi su di lei” è lo slogan dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha lanciato durante la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, un impegno che appartiene a tutti. E a tale proposito il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’Istituto superiore per la ricerca ambientale celebreranno l’evento all’interno del XXI Convegno nazionale di agrometeorologia che si terrà a Roma da domani al 21 giugno.