I dati Istat rilevano un aumento del 7,4% dell’export italiano nel 2017, con una performance migliore sui mercati extra-Ue (+8,2%) rispetto alle destinazioni europee (+6,7%). Le nostre esportazioni di beni ammontano a 448 miliardi di euro mentre le importazioni hanno raggiunto quota 400 miliardi, grazie ad una crescita ancora maggiore rispetto all’export (+9%). Il surplus della bilancia commerciale è pari a 47,5 miliardi di euro, che salgono a 81 se non si considera la componente energia.
La geografia del nostro export rivela successi notevoli su molti mercati. La Spagna cresce a doppia cifra (+10,2%), e anche nel mercato Usa le esportazioni italiane tornano ad aumentare allo stesso ritmo (+9,8%) dopo il rallentamento dell’anno precedente. Crescono in maniera significativa altre destinazioni importanti come Svizzera Germania e Francia. La Cina incrementa gli acquisti del made in Italy di oltre il 22% e il mercato russo, in decisa controtendenza rispetto al dato 2016, cresce di oltre il 19%. A livello settoriale, la performance dell’export è trainata dal comparto farmaceutico (+16%). Valori in forte crescita anche per autoveicoli (+11,3%) e chimica (+9%). Altri settori portanti mettono a segno forti incrementi, a cominciare dai macchinari, che rappresentano quasi il 18% del nostro export, per proseguire con l’industria alimentare e quella dei metalli e delle plastiche.
“L’anno scorso abbiamo chiuso un 2016 segnato da crisi e instabilità, dove comunque la crescita del made in Italy nel mondo non si era arrestata – ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto – Quest’anno registriamo un deciso cambio di passo che riporta alcuni settori e mercati a ritmi di crescita degli anni migliori. Negli Stati Uniti, ad esempio, torniamo a crescere quasi del 10% come nel 2014 anche se il boom delle nostre vendite su quel mercato resta il +20% del 2015. L’anno scorso assistevamo alla contrazione sul mercato russo, che invece nel 2017 cresce quasi del 20%. Agli ottimi numeri dell’import cinese di prodotti italiani ci siamo ormai abituati negli ultimi mesi, ma questo non deve indurci a rallentare gli sforzi perché si tratta di un mercato enorme, dove crescono fasce di consumatori per i quali il brand Italia è garanzia di qualità, stile e affidabilità. Per questo, fin dall’anno scorso, abbiamo incrementato i fondi pubblici per la promozione dei nostri prodotti in Cina, guardando sia ai prodotti di consumo che ai beni strumentali. Sono convinto che la nuova strategia promozionale messa a punto dall’Ice per il mercato cinese, che guarda anche al canale e-commerce, stia dando i suoi frutti e possa contribuire a recuperare il ritardo che abbiamo rispetto ad alcuni concorrenti. In Russia, dove l’anno scorso il nostro export calava, siamo quasi a +20%. Se poi guardiamo ai settori – ha continuato il sottosegretario – tutti le principali componenti del nostro export sono in crescita. Nei giorni scorsi si è parlato spesso delle vendite di macchinari in Italia, sui cui ottimi numeri ha influito il pacchetto di incentivi di Impresa 4.0. Ora possiamo dire che alla ripresa degli investimenti in Italia si affianca la componente export, per un settore che vende all’estero qualcosa come 80 miliardi di euro. Ciò significa che abbiamo agganciato la ripresa globale e il nostro export conferma il ruolo decisivo alla crescita della nostra economia. Ma siamo forti nel mondo solo se sappiamo produrre bene qui da noi. Le politiche industriali che ci fanno recuperare competitività sono la condizione per vincere all’estero e per questo l’ultima Legge di Bilancio ha riconfermato i fondi per il nostro Piano made in Italy. Senza dimenticare che la competizione sui mercati, per l’Italia e l’Europa, si vince solo se si combatte ad armi pari. Continuiamo a cogliere ogni occasione per contrastare ogni tendenza al ritorno del protezionismo, che per un’economia fortemente orientata all’export come la nostra sarebbe una catastrofe. Dopo l’entrata in vigore del trattato Ceta con il Canada abbiamo fatto passi avanti su molti fronti, dal Giappone all’America Latina, per consolidare intese commerciali con aree di mercato importanti – ha concluso Scalfarotto”.