Dalla BEI 6,5 miliardi di euro per il finanziamento di 36 progetti in Europa, Asia, Africa e America latina. Tra gli interventi approvati c’è anche quello del gasdotto che trasporterà gas naturale dalla regione del Mar Caspio in Europa, il Trans Adriatic Pipeline.
Alla fine, ancora una volta, la real politik ha battuto le preoccupazioni ambientali. Nonostante le proteste nel Salento, la tabella di marcia dei lavori del gasdotto Tap va comunque avanti. Via libera da parte della Bei a un maxi prestito da 1,5 miliardi di euro per la realizzazione del gasdotto Tap, che attraverserà Grecia, Albania e l’Adriatico per poi raggiungere l’Italia e connettersi alla sua rete di gas naturale.
La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha approvato ieri, dunque, il maxi prestito da 1,5 miliardi di euro per il Southern Gas Corridor, l’enorme tubo lungo 3.500 km che dovrebbe portare il gas dall’Azerbaijan all’Italia, e da qui a tutta l’Europa.
Il denaro finirà nelle casse della Trans Adriatic Pipeline (Tap), che si occupa di costruire la parte finale dell’opera. La Tap inizierà nel nord della Grecia, attraversando l’Albania e arrivando, dopo una corsa sul fondale marino, fino in Puglia, dove l’opposizione pubblica è già molto forte.
Il board della Banca europea per gli investimenti, dopo “discussioni dettagliate” e un primo passaggio alla riunione di dicembre, ha approvato il finanziamento, che rientra tra i più sostanziosi concessi dalla Banca. La Trans-Adriatic Pipeline è infatti parte del Corridoio Sud del gas, rientrando quindi tra i progetti energetici strategici dell’Ue.
Il Tap è stato di nuovo confermato lo scorso novembre tra i progetti energetici Ue di interesse comune, in quanto di importanza strategica per la diversificazione delle forniture di gas europee. L’obiettivo, infatti, è diminuire la dipendenza dal metano russo, diminuire i prezzi per il consumatore europeo e ridurre i rischi di crisi del gas come quelle conosciute in passato. Il gasdotto, infatti, insieme con il Tanap che passa per la Turchia e a cui si collega, dovrà portare per la prima volta in Europa il gas dall’Azerbaigian, dai giacimenti del mar Caspio di Shah Deniz II. L’obiettivo è cominciare con le prime forniture nel 2020, per salire sino a 10 miliardi di metri cubi di metano azero.
L’approdo in Italia è previsto in Puglia, nella provincia di Lecce, dove da tempo sono in corso contestazioni ‘No Tap’ e sono stati portati avanti diversi ricorsi legali. Criticata infatti la scelta della località dove dovrà approdare la condotta sottomarina (105 km tra l’Albania e la Puglia che correranno ad una profondità massima di 820 metri), la spiaggia di San Foca di Melendugno. Nonostante le proteste e gli scontri, la tabella di marcia dei lavori va comunque avanti. Sul piatto ci sono anche 55 milioni di euro di investimenti sul territorio locale, offerti dal consorzio Tap a sostegno di ambiente, turismo, pesca e lotta alla Xylella.
Anche diverse associazioni ambientaliste europee, in particolare CEE Bankwatch Network, Counter Balance, Friends of the Earth Europe, 350.org, sono opposte alla realizzazione del gasdotto, e hanno definito la decisione odierna della Bei un “errore storico” in quanto l’intero Corridoio Sud del gas avrebbe un impatto climatico negativo con emissioni persino maggiori che il carbone.