La tecnologia a supporto dei malati cognitivi: è questo l’obiettivo del protocollo d’intesa “Piano di intervento coordinato per la ricerca e il soccorso delle persone affette da patologie neurovegetative”, che è stato firmato ieri a Palazzo Medici Riccardi tra la Regione Toscana, Associazione italiana malattia di Alzheimer, Associazione Penelope e la Prefettura di Firenze.
Si tratta di un accordo di collaborazione per la ricerca delle persone scomparse, che individua la procedura per l’attivazione dei soccorsi. Qualora il malato si allontani dai suoi familiari sarà possibile mettersi in contatto con il Centro di monitoraggio attivo 24 ore su 24, che localizzerà la persona attraverso il dispositivo di geolocalizzazione individuando la posizione esatta dello scomparso e fornendo le informazioni necessarie per il suo ritrovamento.
Lo strumento, un sistema di posizionamento globale, sarà consegnato gratuitamente alle famiglie dei malati neurodegenerativi, alle quali spetterà solo il costo di attivazione della scheda Sim per la trasmissione dei dati.
L’uso del dispositivo è pensato come strumento di ausilio, preservando tuttavia l’autonomia personale di ciascuno e riducendo i casi di falso allarme con il conseguente dispiego di uomini e mezzi per l’eventuale ricerca. Dai dati Censis del 2016, a seguito di uno studio condotto insieme all’Associazione italiana malattia di Alzheimer, con il contributo di Lilly, vediamo che nel nostro Paese le persone affette da questa patologia sono circa 650.000. Di essi 17,7% vive da solo con la badante e il 34,3% vive in casa propria con il coniuge, altri in apposite strutture sanitarie.
I costi diretti della loro assistenza sono per il 73% a carico delle famiglie. Molti di essi, proprio a causa degli effetti della malattia, si allontanano dalle loro case e dai loro affetti non ricordandosi più la via per il ritorno e incorrendo in gravi pericoli.