“A partire dal primo gennaio 2018 e per il triennio successivo è possibile procedere alla stabilizzazione del personale degli enti locali assunto con contratto in forma flessibile”. Così l’Anci interviene sul piano per superare il precariato, previsto dalla riforma Madia.
L’associazione dei Comuni stima in “circa 20.000” le “unità di personale interessato”. Il programma tocca tutta la P.a ma per buona parte si concentrerà sul territorio. L’Anci ha così “predisposto una nota tecnica”, un ‘vademecum’ per “supportare i Comuni”.
La quota spettante ai sindaci dovrebbe essere circa il quaranta per cento del totale delle stabilizzazioni in palio, stimato intorno alle 50mila persone.
L’Associazione dei comuni ha emesso una nota tecnica che riassume le novità – intervenute da ultimo con la legge di bilancio per il 2018 – per attuare le norme. Gli interessati alla stabilizzazione sono i contratti a tempo determinato o altre forme di rapporto, come le collaborazioni, purché abbiano maturato tre anni di servizio nella Pubblica amministrazione. Per i contratti a termine, accesi dopo un concorso, si può procedere all’assunzione diretta, mentre al resto sarà riconosciuta una riserva nelle prossime selezioni.
La nota dell’Anci spiega in particolare che “fino al temine delle procedure di reclutamento speciale è fatto divieto alle amministrazioni interessate di instaurare nuovi rapporti di lavoro flessibile”, per “le professionalità interessate” dal piano. Nel contempo è consentita la “proroga dei rapporti di lavoro flessibile relativi al personale interessato dalle procedure speciali, e fino alla loro conclusione, anche oltre il termine di 36 mesi”. In “buona sostanza”, si sintetizza, “l’obiettivo del divieto è impedire una duplicazione della spesa”.