In un mondo che dovrà essere sempre più “intelligente”, dalle città alle strade, passando per le case, gli elettrodomestici e i telefonini, necessariamente, pena l’emarginazione da tutto e da tutti, emergono le prime controindicazioni. Non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche sotto il profilo “esistenziale”, per così dire. L’ultimo warning in tal senso viene dai Garanti europei per la privacy che sottolineano il pericolo ”di un monitoraggio permanente e diffuso” di chi si metta alla guida, complici autoveicoli e strade divenute “smart”, appunto.
La posizione è stata espressa nel parere comune al progetto C-ITS, lanciato dalla Commissione Europea, che prevede dal 2019 la ‘comunicazione’ tra le autovetture utilizzate nel Vecchio Continente e con le infrastrutture (segnaletica stradale, stazioni di trasmissione/ricezione), scambiandosi informazioni utili alla circolazione. C’è il timore che i dati personali impiegati da queste nuove applicazioni tecnologiche non siano tutelati adeguatamente nella fase di progettazione del sistema. ”La piattaforma C-ITS – chiarisce il Garante italiano, che è stato anche relatore del parere congiunto – è nata con l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale, l’efficienza del traffico, il comfort di guida e di ridurre le emissioni inquinanti, aiutando l’automobilista a prendere le decisioni più opportune al verificarsi di determinati eventi esterni (ingorghi, incidenti stradali, condizioni metereologiche, lavori in corso). Pur riconoscendo la validità del progetto della Commissione, i Garanti sottolineano come la diffusione su vasta scala di questa nuova tecnologia, che comporterà la raccolta e l’elaborazione di quantità senza precedenti di dati (stile di guida, velocità, direzione, geolocalizzazione), ponga ”nuove sfide ai diritti fondamentali e alla riservatezza. ‘Gli automobilisti – segnala il parere – non possono essere sottoposti a una sorveglianza continua e devono avere la possibilità di selezionare le opzioni che preferiscono (tempi, frequenza, posizione), compresa quella di disattivare completamente il sistema’. Dal momento, inoltre, che i dati sugli stili di guida e sulla localizzazione dei veicoli risultano di grande interesse per vari soggetti è importante che le relative modalità di conservazione siano regolate. Al riguardo è da vietare la creazione di un database centralizzato”.
Osservazioni non destituite di fondamento, come si dice in giuridichese, poiché il sistema C-ITS registrerà informazioni sugli stili di guida e, grazie alla connessione in rete, sarà in grado di indirizzare comunicazioni specifiche a qualsiasi veicolo dotato di sistema ”ricevente” e alle infrastrutture presenti sui tracciati. Potrebbe, quindi, realizzarsi ”una forma di monitoraggio comportamentale permanente e diffuso che potrebbe generare un acuto senso di disagio nelle persone”. Di conseguenza, i Garanti europei raccomandano quanto prima l’avvio di un iter per l’adozione di normative comunitarie a tutela di aspetti così importanti legati allo sviluppo tecnologico.
C-ITS, lanciato dalla Commissione Europea, che prevede dal 2019 la ‘comunicazione’ tra le autovetture utilizzate nel Vecchio Continente e con le infrastrutture (segnaletica stradale, stazioni di trasmissione/ricezione), scambiandosi informazioni utili alla circolazione. C’è il timore che i dati personali impiegati da queste nuove applicazioni tecnologiche non siano tutelati adeguatamente nella fase di progettazione del sistema. ”La piattaforma C-ITS – chiarisce il Garante italiano, che è stato anche relatore del parere congiunto – è nata con l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale, l’efficienza del traffico, il comfort di guida e di ridurre le emissioni inquinanti, aiutando l’automobilista a prendere le decisioni più opportune al verificarsi di determinati eventi esterni (ingorghi, incidenti stradali, condizioni metereologiche, lavori in corso). Pur riconoscendo la validità del progetto della Commissione, i Garanti sottolineano come la diffusione su vasta scala di questa nuova tecnologia, che comporterà la raccolta e l’elaborazione di quantità senza precedenti di dati (stile di guida, velocità, direzione, geolocalizzazione), ponga ”nuove sfide ai diritti fondamentali e alla riservatezza. ‘Gli automobilisti – segnala il parere – non possono essere sottoposti a una sorveglianza continua e devono avere la possibilità di selezionare le opzioni che preferiscono (tempi, frequenza, posizione), compresa quella di disattivare completamente il sistema’. Dal momento, inoltre, che i dati sugli stili di guida e sulla localizzazione dei veicoli risultano di grande interesse per vari soggetti è importante che le relative modalità di conservazione siano regolate. Al riguardo è da vietare la creazione di un database centralizzato”.
Osservazioni non destituite di fondamento, come si dice in giuridichese, poiché il sistema C-ITS registrerà informazioni sugli stili di guida e, grazie alla connessione in rete, sarà in grado di indirizzare comunicazioni specifiche a qualsiasi veicolo dotato di sistema ”ricevente” e alle infrastrutture presenti sui tracciati. Potrebbe, quindi, realizzarsi ”una forma di monitoraggio comportamentale permanente e diffuso che potrebbe generare un acuto senso di disagio nelle persone”. Di conseguenza, i Garanti europei raccomandano quanto prima l’avvio di un iter per l’adozione di normative comunitarie a tutela di aspetti così importanti legati allo sviluppo tecnologico.