Gli istituti internazionali di rating diffidano ancora della solidità delle banche del Belpaese. Moody’s, ad esempio, mantiene un outlook negativo sul sistema bancario italiano che riflette “la continua pressione sui nostri istituti, affinché riducano i loro grandi stock di crediti problematici in un contesto in cui ci sono limitate opportunità di raccogliere capitali, una redditività che continua ad essere debole e una significativa esposizione di credito verso il governo italiano. Una fragilità, si legge in una nota, solo parzialmente mitigata da una leggera ripresa economica e da flussi più bassi di Npl”. Per il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, “la questione degli npl sta subendo un’accelerazione positiva. Lo stock delle sofferenze è diminuito del 25% da inizio anno. Ci sono giudizi molto più positivi da altri investitori istituzionali. Si tratta – ha spiegato – di un’immagine che non rispecchia la realtà”. Moddy’s, tuttavia, insiste: “La crescita dell’1,3% del Pil nel 2018 rappresenta un miglioramento marginale che supporterà i volumi di attività e quindi i ricavi, ma che è improbabile possa condurre a una significativa riduzione dei crediti problematici, che dunque continueranno a scendere gradualmente, ma a restare “alti” mentre le banche stanno affrontando continue pressioni per alzare i livelli di accantonamenti su questi crediti”.
Moody’s ricorda, inoltre, che alla fine dello scorso anno i nostri istituti avevano in bilancio 349 miliardi di crediti deteriorati, lo stock più alto in Europa, che rappresentava il 17,3% dei loro prestiti lordi, più di tre volte la media dell’Unione Europea (5,1%). Anche se gli accantonamenti sono migliorati, salendo adesso al 51%, si tratta comunque di una soglia “appena sopra il 50% del livello pre-crisi del 2007” e, comunque, “generalmente inferiore al livello che sarebbe richiesto per vendere questi asset sul mercato”. Per Moody’ è invece positiva la riduzione dei flussi di nuovi Npl attesa nel 2018 in quanto “ridurrà gli accantonamenti e sosterrà la redditività”, anche se la capacità di generare utili “resterà debole nel 2018″ sulla scorta di una serie di fattori che pesano sui ricavi come”i bassi tassi di interesse e la limitata crescita dei prestiti”. “Dal punto di vista della raccolta – lo riconosce il prestigioso istituto americano – il sistema italiano resta “solido” grazie all’alto peso dei depositi che riduce l’esigenza di rifinanziarsi all’ingrosso. Tuttavia, la prevista riduzione dei bond utilizzabili nel bail in mano al pubblico retail, ridurrà la protezione per i bond senior e i depositanti in caso di risoluzione”.