L’utilizzo dell’Anagrafe dei rapporti finanziari ai fini dell’attività di controllo fiscale e di lotta all’evasione non funziona. La bocciatura arriva dalla Corte dei Conti.
La premessa della Corte dei conti è che l’Anagrafe dei rapporti finanziari, “costata ad oggi circa 10 milioni di euro”, costituisce “una banca dati di notevoli dimensioni contenente i dati, identificativi e contabili, di tutti i soggetti titolari di rapporti di conto corrente o di deposito, istituita al fine di rendere più efficiente l’attività di controllo in ambito fiscale”. Ma dall’indagine sono emersi anzitutto “gravi ritardi nella realizzazione dell’Anagrafe dei rapporti finanziari, prevista sin dal 1991 ma, in concreto, divenuta effettivamente operativa ed accessibile da tutti i soggetti legittimati solo nel 2009, così come grave è apparsa la situazione riscontrata relativa al suo concreto ed effettivo utilizzo per la lotta all’evasione, per il quale deve rilevarsi una grave inadempienza dell’Agenzia, che non ha mai elaborato le previste liste selettive né, successivamente, le analisi del rischio evasione, risultando quindi ad oggi, del tutto pretermesso di dare attuazione a un chiaro disposto normativo”.