Virginia Raggi è sempre stata attenta alle dinamiche dell’Anci. Lo scorso anno, all’assemblea di Bari, ha partecipato attivamente ai lavori congressuali al pari degli altri sindaci e amministratori, smentendo le voci di una defezione che avrebbe certamente indebolito il quadro associativo. Il legame del Campidoglio con l’Associazione è troppo robusto e storicamente vitale per essere di colpo spezzato a causa di un cambio, ancorché radicale, di guida politica.
È importante, allora, che la decisione del sindaco, intervenuta nei giorni scorsi, abbia portato alla nomina di Walter Tortorella come nuovo presidente e amministratore delegato dell’Agenzia della mobilità urbana. Virginia Raggi, con questa scelta che “pesca” nel nostro serbatoio professionale, conferma il valore della correlazione tra i comuni associati e il loro organismo di rappresentanza politica.
Walter è una persona seria, poco incline a proiettare all’esterno, come spesso accade per i cultori dell’apparenza, il suo impegno di dirigente Ifel scrupoloso e solerte. Egli possiede, per altro, una dote rara: la lealtà, spontanea e concreta, potremmo dire adamantina, per cui difficilmente il suo dire sfugge evangelicamente al “sì sì, no no”. Ama lo studio, l’approfondimento dei temi, l’analisi dettagliata, ma non dimentica che ogni sforzo di indagine s’illumina adeguatamente solo quando soccorre la capacità di sintesi. E di solito, per umiltà di costume, forse anche eccessiva, lascia che a chiudere il percorso di elaborazione sia l’istanza più alta: un modo, in parole semplici, per rispettare e accompagnare la funzione essenziale della politica.
È naturale, dunque, che la redazione di questo giornale gli porga i più sinceri e cordiali auguri per il prestigioso incarico, e nella Capitale d’Italia, cui è stato chiamato in nome appunto di una competenza riconosciuta. Il suo rapporto con l’Anci non s’interrompe, essendo questa la volontà degli organi dirigenti, a partire dal vertice dell’Ifel. In fondo per tutti c’è un motivo di vanto e forse l’intuizione, ora più forte di prima, che l’esperienza accumulata in questi anni, proprio nella cura dell’apparato dirigenziale, può consentire di ricorrere anche a soluzioni interne – se del caso -per aggredire eventuali punti di crisi dentro il cosiddetto sistema Anci.
In fondo Virginia Raggi ci regala indirettamente, ma non casualmente, questo scampolo di sano orgoglio corporativo, se ancora il termine possa apparire suscettibile di riscatto e non abbia a che vedere con improprie formule di autarchia. Insomma, è un orgoglio di squadra, come suggerisce il linguaggio più adatto ai tempi, sicché con esso misuriamo a modo nostro l’attesa di positivi riscontri. Forza Walter!