Si iniziano a tirare le somme dei danni provocati dall’annata particolarmente secca che ha colpito il nostro Paese. Salgono a oltre 2 miliardi, infatti, le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti dall’andamento climatico del 2017. Il caldo anomalo che stiamo vivendo si colloca tra i primi posti da oltre 200 anni, come dimostra lo stato di difficoltà di fiumi e laghi. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che le colture più colpite sono i cereali, il pomodoro da industria, il lattiero caseario, l’olio di oliva, gli ortaggi ed i legumi. L’allarme – sottolinea la Coldiretti – riguarda anche il foraggio per l’alimentazione del bestiame con prati e pascoli secchi. La crisi idrica riguarda l’intera Penisola dove circa i 2/3 dei campi coltivati sono in difficoltà e per gli agricoltori è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni.
Ma la siccità e le alte temperature, pur avendo colpito pesantemente i prodotti base della dieta mediterranea, ne hanno anche esaltato le caratteristiche qualitative. Non solo danni dunque, ma frutta dolcissima e ricca di sostanze antiossidanti come vitamine, antociani e betacaroteni.
Tutti i vegetali, infatti, con il grande caldo mettono in atto meccanismi di difesa per contrastare le alte temperature e la siccità con una riduzione della produzione ed una elevata perdita di acqua per traspirazione, con concentrazione dei succhi organici, elevato tenore zuccherino.
Nonostante questo le importazioni dall’estero spesso spacciate per nazionali hanno determinato un crollo delle quotazioni in campagna fino al 40% su valori che non coprono i costi di produzione e mettono a rischio il frutteto italiano. Il consiglio della Coldiretti è di verificare sempre in etichetta o sui cartellini dei banchi la provenienza mentre a livello istituzionale – conclude la Coldiretti – e necessario introdurre l’obbligo di indicazione di origine anche per la frutta impiegata in succhi e conserve.