Il Settimo forum sulla coesione, che si terrà il 26 e il 27 giugno 2017 a Bruxelles, è un evento politico di ampia portata organizzato ogni tre anni, cui partecipano più di 700 persone tra cui rappresentanti di alto livello delle istituzioni europee, dei governi centrali, rappresentanti regionali e locali, partner economici e sociali, ONG e universitari. Il discorso introduttivo sarà tenuto dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junckere dal Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.
L’evento includerà anche altri discorsi programmatici, tre dibattiti aperti e tre workshop paralleli su questioni cruciali concernenti ilfuturo dell’Europa e dei Fondi strutturali e di investimento europei
Soprattutto i Fondi Ue, infatti, sono a rischio paralisi nell’era post-Brexit. Incombe sulla politica di coesione, oltre la possibilità di un budget ridotto a causa dell’uscita della Gran Bretagna, anche il pericolo di restare imbrigliata da nuove condizionalità. Vincoli, che potrebbero aggiungersi a quelli già esistenti (obiettivi fissati ex-ante, capacità di gestione amministrativa, legame col semestre e macrocondizionalità economica). Di fatto una questione da tecnici consumati, ma ad impatto molto concreto, visto che regola il volume degli aiuti da Bruxelles alle regioni europee: un flusso di 454 miliardi in sette anni (programmazione 2014-2020), di cui l’Italia è secondo beneficiario con 42,6 miliardi, dopo la Polonia (86 mld), utilizzato soprattutto per migliorare la vita dei cittadini nei territori.
Il dibattito sul tema è articolato e ricco di spunti. Ci sono Paesi, come Italia e Germania, che vorrebbero legare l’erogazione dei fondi Ue al rispetto dello stato di diritto, dei valori democratici e del principio di solidarietà, ad esempio, nell’accoglienza dei migranti, anche per ‘punire’ quei Paesi come Polonia, Ungheria, che non hanno mai ricollocato neppure un profugo da Italia e Grecia.
Ci sono altri Stati, come l’Olanda, che premono affinché l’assegnazione degli aiuti sia subordinata all’adesione al nuovo Ufficio del procuratore europeo, intitolato a condurre indagini contro le frodi al bilancio comunitario (l’Italia è tra i 20 Paesi che hanno dato il proprio ok a partecipare).
E c’è anche chi immagina di poter caricare questa politica, nata per ridurre le disuguaglianze tra le regioni dei 28, della condizionalità sulle grandi riforme strutturali da realizzare (da quella bancaria a quella del sistema giudiziario).
Uno scenario che desta non poche preoccupazioni tra gli amministratori locali e regionali, che potrebbero vedere risorse tanto importanti per gli investimenti sui loro territori, finire ostaggio di variabili decisamente lontane dalla loro portata.
Per questo c’è chi invita alla cautela, suggerendo in alternativa a ragionare su politiche incentivanti, forse più efficaci di condizionalità punitive.
Tutti temi che saranno sul tavolo del Forum sulla coesione, a Bruxelles il 26 e 27 giugno, e saranno affrontati nel documento di riflessione sul bilancio Ue che sarà presentato dai commissari al Bilancio, Gunther Oettinger, e alle Politiche Regionali, Corina Cretu, il 28 giugno.