Macron alla Merkel: “Sì alla revisione dei trattati Ue, No ai debiti in comune”

Nel loro primo incontro ufficiale a Berlino, Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno aperto alla possibilità di modificare i trattati europei per riformare l’Europa in crisi di fronte all’onda montante del populismo. “Dal punto di vista tedesco è possibile cambiare i trattati – ha detto la cancelliera tedesca – se ha senso – Abbiamo bisogno di rafforzare la zona euro, non solo a livello intergovernativo, non solo concordato tra gli Stati, ma anche per legittimare, in quanto componenti europei servono queste modifiche ai trattati”. Da parte sua, il capo di stato transalpino ha detto: “L’argomento di cambiare i trattati è stato un tabù francese. In particolare, per me, non lo sarà più”.

Macron chiede da tempo la riforma del funzionamento dell’Eurozona, ma Berlino finora si era mostrata abbastanza prudente sulla materia. E forse, anche per rassicurare Merkel, il neo-presidente francese ha messo in chiaro di essere contrario a una messa in comune dei debiti passati dei paesi membri dell’Eurozona. “Non sono un promotore della mutualizzazione dei debiti pregressi – ha chiarito Macron – perché? Perché porterebbe a una politica della deresponsabilizzazione”.

Ne consegue, secondo queste prime dichiarazioni, che non vedranno mai la luce gli eurobond e che sarà difficile superare la politica dell’austerità e del rigorismo di bilancio. Si prospetta, presumibilmente, un’Europa “a due velocità”, nella quale gli Stati membri con i conti in ordine e la finanza pubblica in migliori condizioni potranno avviare e attuare politiche più espansive in materia d’investimenti e di sostegno della domanda, con significative ricadute positive sull’occupazione; mentre gli Stati segnati da un debito più pesante, fra cui l’Italia, rimarranno ancorati a quella che brillanti economisti hanno definito “stagnazione secolare”, ossia crescita anemica, tassazione elevata, scarsi investimenti, alta disoccupazione. In altre parole, dovranno rassegnarsi alla cronicizzazione della “società macilenta”.