Negli ultimi mesi le regioni italiane del Mezzogiorno hanno accelerato sull’attuazione della programmazione dei Fondi europei per lo sviluppo regionale (Fesr), ma è necessario uno scatto ulteriore sulla spesa, anche per avvicinare i target della revisione sulla performance prevista per il 2019.
Questo, il quadro disegnato nel corso dell’incontro dello scorso 4 maggio, che si è svolto a Roma, tra gli esperti delle Politiche regionali della Commissione Ue, i rappresentanti dell’Agenzia per la Coesione territoriale e quelli delle Autorità di gestione delle otto regioni del Mezzogiorno per fare il punto sullo stato di attuazione della programmazione 2014-2020 e per esaminare i temi comuni e le principali problematiche riscontrate.
Si apprende da fonti Ue all’indomani dell’incontro, tra gli esperti delle Politiche regionali della Commissione Ue, i rappresentanti dell’Agenzia per la Coesione territoriale e quelli delle Autorità di gestione delle otto regioni destinatarie di circa l’83% del pacchetto da 20,6 miliardi di euro di Fesr, assegnati all’Italia, per il 2014-2020.
Delle otto, a prendere le fette più consistenti del Fesr sono Sicilia, 3,418 miliardi; Campania, 3,085 miliardi; Puglia, 2,788 miliardi e Calabria, 1,529 miliardi. Alla Sardegna vanno 465,489 milioni; alla Basilicata 413,015 milioni; all’Abruzzo 115,754 milioni; e al Molise 52,950milioni. Alla fine di gennaio (ultimo dato disponibile) le otto regioni avevano selezionato il 35,2% dei progetti, rispetto ad una media italiana del 32,4% e a quella europea del 27,4%.
Pari a zero (a quella stessa data) invece il numero dei rimborsi partiti da Bruxelles verso gli otto territori, a causa dei ritardi nei processi di designazione. Senza la definizione di queste strutture che in sostanza garantiscono il controllo a livello nazionale del sistema di attuazione dei programmi, la Commissione europea infatti non può rimborsare. Tuttavia anche su questo punto sono stati fatti passi avanti. A settembre scorso era stata la stessa commissaria europea per le Politiche regionali Corina Cretu a lanciare l’allarme perché nessuna delle Regioni italiane aveva ancora completato alcun processo di designazione. A otto mesi di distanza l’Italia ne ha conclusi 25 su 30. Restano da definire quelli di Abruzzo, Puglia, Bolzano, Valle d’Aosta, e del programma nazionale Innovazione. Ma l’Italia non è l’unica in Ue a non aver concluso, si trova infatti in un gruppo di altri nove Paesi, tra questi anche la Francia, dove si trova comunque al di sopra della media.