L’87,4% dei genitori sa che alcuni ceppi del papillomavirus umano (Hpv) sono responsabili del tumore al collo dell’utero, ma solo il 47,2% sa che possono causare diversi altri tumori. Mentre un articolo uscito sul New York Times infiamma le polemiche sui vaccini (in particolare quello del morbillo) è stato pubblicato il rapporto che il Censis ha realizzato con il contributo non condizionante di Msd Italia sui livelli di conoscenza, le fonti d’informazione e gli atteggiamenti dei genitori italiani sul papillomavirus e la vaccinazione anti-Hpv a sei anni di distanza dal precedente studio.
Il livello di consapevolezza dei genitori italiani sul papillomavirus e sulla vaccinazione anti-Hpv non è ancora avanzato. L’85,1% dei genitori afferma di sapere cosa sia il papillomavirus, ma tra i papà la quota si abbassa al 75,9%. L’87,4% dei genitori (e quasi la totalità delle donne: il 91,6%) associa correttamente l’Hpv al tumore al collo dell’utero, ma è molto inferiore la percentuale di chi sa che può essere responsabile di altre neoplasie che riguardano anche l’uomo (47,2%), mentre il 36,6% dei genitori è convinto che si tratti di un virus che colpisce esclusivamente le donne.
Le mamme consapevoli che l’Hpv è un virus responsabile dei condilomi genitali si sono ridotte di 10 punti, passando dal 43,5% del 2011 al 34,4% del 2017. Su questo sfondo è sempre più rilevante il ruolo svolto dai media, sebbene i professionisti della sanità continuino a mantenere un posto strategico nell’informazione. Il 44,2% dei genitori si è informato sull’Hpv attraverso i media tradizionali, il 39,1% ha ricevuto informazioni dal medico, il 30,7% le ha trovate sul web, il 26,2% per mezzo della rete familiare e amicale, il 21,8% attraverso il servizio vaccinale delle Asl. Relativamente alla vaccinazione è ancora il medico la principale fonte d’informazione (40,8%), seguono i media tradizionali (33,8%), il servizio vaccinale (30,8%), la rete familiare e amicale (19,9%), il web (17%). Nonostante non sia citata dalle mamme come la fonte prevalente, l’informazione tramite internet acquisisce nel tempo un peso crescente: passa dal 7,5% al 29,9% per l’informazione sull’Hpv e dal 5,2% al 16,6% per la vaccinazione. Si incrementa anche il ruolo informativo del servizio vaccinale, passando dal 22,8% al 34,1% per l’informazione sull’Hpv e dal 35,6% al 46,4% per la vaccinazione. Ma il giudizio che gli intervistati esprimono nei confronti dell’informazione disponibile sul papillomavirus e la vaccinazione non è positivo: quasi la metà dei genitori afferma che le informazioni che circolano al riguardo sono poche e poco chiare (48,9%), mentre il 32,5% pensa che circolino molte informazioni ma confuse e contraddittorie.
L’atteggiamento nei confronti della vaccinazione contro l’Hpv risente del clima culturale oggi meno favorevole ai vaccini. Al 34,4% delle mamme di figlie femmine la vaccinazione è stata espressamente sconsigliata (anche dagli stessi professionisti della sanità): la quota è aumentata rispetto al 2011, quando era il 25,6%. Tra i genitori che hanno un’elevata fiducia nelle vaccinazioni in generale, inoltre, il 70,9%, pur non avendo vaccinato i figli, è interessato a farlo contro l’Hpv, mentre tra chi si fida poco o per nulla dei vaccini, gli interessati scendono al 20,4%. Anche tra coloro che si fidano abbastanza delle vaccinazioni in generale, tuttavia, la quota di chi è interessato alla vaccinazione anti-Hpv sale al 49,1%, segno che i miglioramenti dei livelli d’informazione potrebbero fare la differenza. L’88,2% dei genitori è favorevole alla scelta presente nel nuovo Piano vaccinale, di estendere l’immunizzazione gratuita anche ai maschi di 12 anni: un dato che testimonia un’apertura nei confronti di questa specifica vaccinazione per la protezione da un virus assai pericoloso.