Centottanta Sindaci hanno denunciato le minacce subìte da gennaio a giugno 2016 e nei primi tre mesi del 2017 già 15 sono i primi cittadini che hanno subìto atti intimidatori.
Ma secondo l’ANCI gli amministratori locali che convivono con violenze e paure sono molti di più di quelli registrati dai dati. I numeri raccolti dall’Osservatorio, istituito nel 2015 dal ministero dell’Interno, sul fenomeno indicano, infatti, che i casi sono in aumento ma ancora parziali vista la recente nascita della struttura che registra questi dati.
Da gennaio a maggio 2016, dei 180 casi censiti il 78% si è verificato al Sud e nelle isole; il 9% nel Nord-ovest e il 5% al Centro. Il 47% riguarda gli amministratori, il 18% dipendenti pubblici, stessa percentuale per mezzi e strutture, il 7% parenti e altrettanti politici. Tra gli amministratori, sono i sindaci a subire più spesso atti intimidatori.
“I sindaci sono il terminale più esposto, perché sono più vicini ai cittadini – osserva Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci – siamo poi consapevoli che i dati che stiamo raccogliendo sono parziali, perché molti amministratori non denunciano le minacce e scelgono di abbandonare l’incarico”. “Come associazione vogliamo dare loro il massimo sostegno, perché la prima cosa da fare è non lasciarli soli, aiutarli a parlare e fare rete. L’esperienza ci insegna che, quando sindaci e amministratori denunciano, la comunità sceglie la legalità e si schiera al loro fianco. Certo – conclude Decaro – la solidarietà non è sufficiente e per questo stiamo portando avanti una serie di proposte da inserire nel ddl sicurezza”.
L’Anci sottolinea che è rilevante la percentuale di minacce di matrice mafiosa di fronte alla quale, però, emerge “una leva di amministratori coraggiosi” che con la visibilità e la testimonianza intaccano alla radice la cultura omertosa.
Cresce tuttavia l’esposizione degli amministratori locali, che nella percezione pubblica sono i responsabili diretti di ogni malfunzionamento, dalla sicurezza urbana alla protezione civile. Per questo, ribadisce l’Anci, gli amministratori devono lavorare insieme al Governo centrale per “definire un quadro condiviso di responsabilità sulla sicurezza e per la promozione della legalità”.
L’Anci propone perciò di inasprire le pene per gli autori di violenze e intimidazioni a sindaci e amministratori. Per sostenere anche economicamente le vittime di minacce l’Associazione chiede una copertura assicurativa specifica, poiché ritiene non sufficiente quanto previsto dal decreto legislativo 267 dell’agoto 2000, sulla possibilità per gli enti locali di assicurare i propri amministratori contro i rischi conseguenti dall’espletamento del proprio mandato. Ancora, l’Anci intende costituirsi come parte civile nei procedimenti contro le attività criminose di stampo mafioso per “dare un segnale forte per i territori e permettere di utilizzare come risorse” gli eventuali risarcimenti.
I Comuni ritengono fondamentale anche un rafforzamento dell’articolo 143 del Testo unico enti locali sullo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare.
Infine, l’Anci sollecita la riattivazione dell’Osservatorio permanente intimidazioni, utile “per fare il punto della situazione e delle attività avviate, anche alla luce dell’incremento degli atti intimidatori registrato negli ultimi mesi”.