A fronte degli 844 casi di morbillo segnalati nell’intero 2016, dall’inizio dell’anno sono già stati registrati oltre 700 casi, con un incremento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno di oltre il 230% (da gennaio a marzo 2016 si erano verificati 220 casi). La maggior parte di essi sono stati segnalati da quattro regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana. Più della metà dei casi rientra nella fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni. Sono stati notificati anche diversi casi a trasmissione in ambito sanitario e per quanto riguarda operatori sanitari.
Il morbillo nel nostro Paese continua a circolare a causa della presenza di sacche di popolazione suscettibile, non vaccinata o che non ha completato il ciclo vaccinale a due dosi. Questo è in gran parte dovuto al numero crescente di genitori che rifiutano la vaccinazione nonostante le evidenze scientifiche consolidate e i provvedimenti di alcune regioni che tendono a migliorare le coperture, anche interagendo con le famiglie e i genitori dei bambini in età scolare.
“Nonostante il Piano di eliminazione del morbillo sia partito nel 2005 – ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – e la vaccinazione contro il morbillo sia tra quelle fortemente raccomandate e gratuite, nel 2015 la copertura vaccinale contro il morbillo nei bambini a 24 mesi è stata dell’85,3% (con il valore più basso, pari al 68%, registrato a Bolzano e quello più alto in Lombardia, con il 92,3%), ancora lontana comunque dal 95% che è il valore soglia necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione”. L’impegno ad una maggiore responsabilità a tutti i livelli da parte delle istituzioni e degli operatori sanitari per rendere fruibile questa vaccinazione potrebbe ridimensionare il problema. Allo stesso tempo “Le amministrazioni regionali e le aziende sanitarie, così come pediatri e medici di medicina generale debbono promuovere una campagna di ulteriore responsabilizzazione delle persone e dei genitori non immuni di tutte le età, affinché non rinuncino a questa fondamentale opportunità di prevenzione rispetto ad una malattia che può essere anche letale – ha concluso il ministro”.