La finanza internazionale è come la fenice: risorge sempre dalle sue ceneri in forme originali e imprevedibili. Messa sotto accusa dopo la crisi del 2008, che ha innescato la più grave recessione dal 1929, si riproduce reinventandosi ogni volta e battendo nuove strade. L’ultima in ordine di tempo (ma forse c’è già qualcosa di nuovo in cantiere), è l’ascesa dei Bitcoin. In effetti, quando si parla d’investimenti valutari, non esiste asset più misterioso e, allo stesso tempo, affascinante di questa nuova moneta virtuale. Una criptovaluta, caratterizzata da una forma mai vista prima, che attrae milioni d’investitori da ogni parte del mondo realizzando guadagni più rapidi di qualsiasi altro asset nella storia. In appena quattro anni, il valore del Bitcoin è passato da meno di $0,01 alla sorprendente cifra di $1.250. Oggi si aggira intorno ai $1000, ma resta comunque uno degli strumenti più volatili e meno prevedibili del mercato. Quali i principi che ne orientano il funzionamento? Il Bitcoin è decentralizzato: non esiste, cioè, una banca o un governo centrale che lo regolano. È privo di forma fisica ed esiste soltanto come codice digitale criptato. Il Bitcoin è regolato dai suoi creatori, che aggiungono costantemente altra moneta nel mercato, in misura crescente. L’obiettivo è quello di avere 21 milioni di Bitcoin in tutto il mondo entro il 2109. Al momento, siamo fermi a 15,5 milioni. Inizialmente, il Bitcoin non aveva molto seguito. Era appannaggio esclusivo di un gruppo esiguo di “addetti ai lavori”. Ben poche attività commerciali lo accettavano come metodo di pagamento. La prima vera transazione in Bitcoin è avvenuta nel 2010 per due piatti di pizza, che all’epoca sono costati 10.000 Bitcoin. Oggi, costerebbero la bellezza di 9 milioni di dollari. Man mano che imprese e attività commerciali hanno iniziato ad accettare pagamenti in Bitcoin, il valore della cripto moneta è andato crescendo. Allo stesso tempo, l’idea di una valuta decentralizzata è cominciata ad apparire meno bizzarra: più gli investitori se ne interessavano, più il valore del Bitcoin saliva. Di qui un andamento altalenante, con alcuni picchi e repentine discese. Il massimo storico è stato raggiunto nel 2013, poi una progressiva caduta. L’anno scorso la cripto moneta è tornata ad avvicinarsi al record. In altre parole, inizialmente percepito come qualcosa di esotico e misterioso, il Bitcoin è diventato gradualmente un’opzione di investimento perfettamente legittima, anche se si sospetta che parecchie transazioni illecite se ne servano per occultare, riciclare e trasferire somme ingenti di provenienza criminosa.
Oggi, il cui valore per unità si aggira intorno ai 900 $, molti investitori lo considerano addirittura alla stregua di un bene rifugio, proprio come l’oro. A differenza delle altre valute, infatti, il Bitcoin non è legato a un’economia in particolare e non subisce gli effetti della sua evoluzione. Per questo, alcuni trader lo utilizzano come strumento di hedging quando la loro valuta è in declino: di recente, ad esempio, molti investitori cinesi hanno rivolto la propria attenzione al Bitcoin mentre lo yuan si svalutava. A questo punto c’è da chiedersi se il Bitcoin avrà un futuro brillante configurandosi addirittura come nuova frontiera della finanza globale, in grado persino di sostituire/coadiuvare l’euro come valuta dell’Unione europea in crisi, almeno negli Stati membri caratterizzati da economie deboli e vulnerabili, oppure se andrà incontro a un progressiva marginalizzazione evaporando come accade per le mode effimere. Staremo a vedere.