Di questi tempi si fa un gran parlare di smart city. Iniziative e progetti in tal senso stanno interessando diverse città in Italia e a livello internazionale. E tuttavia non adeguato risalto ha un aspetto intrinsecamente connesso al concetto di “città intelligente”, che lo declina e lo completa necessariamente. Aspetto che invece opportunamente illustra e valorizza Lucio D’Ubaldo, segretario di Federsanità, senatore della Repubblica, già presidente dell’Agenzia di sanità pubblica nel Lazio e presidente della Fondazione Italia Usa, nonché direttore del Giornale dei Comuni.
“La città rende sani’ – afferma con una certa enfasi e spiega – deve diventare uno slogan che tutti noi dobbiamo alimentare. E’ infatti il nostro manifesto e soprattutto il nostro programma che si muove proprio per la realizzazione delle Health Cities. Ovvero le azioni da mettere in campo per migliorare gli stili di vita e al contempo lo stato di salute dei cittadini. La salute è un bene collettivo e quindi bisogna perseguire politiche che concorrono a tutelarla e migliorarla”.
La posizione di D’Ubaldo, comunque, non è isolata, anzi si colloca in un filone che sta maturando a livello europeo e che ha avuto un recente riscontro nella presentazione di un documento di lavoro “La salute nelle città: bene comune”, che verrà presentato al Parlamento di Bruxelles, tenutasi il 16 febbraio scorso presso la sede nazionale dell’Anci. Al di là delle buone intenzioni, c’è pero da chiedersi se sia possibile ottimizzare il connubio ambiente e salute proprio partendo delle città e soprattutto dalle metropoli.
“Bisogna tenere presente che dagli ultimi studi svolti proprio negli Stati Uniti – risponde alla domanda D’Ubaldo – emergono delle statistiche specifiche: le città sono i luoghi dove si registra il più altro tasso di longevità e la migliore qualità della vita. Se invece analizziamo le condizioni di vita di alcune realtà della fascia appenninica, rileviamo carenze evidenti nella rete ospedaliera, oltreché una realtà di servizi sanitari molto rarefatta. Alle volte ci troviamo addirittura davanti a realtà dove mancano i servizi di primo livello. Dove il medico di famiglia è nel Comune vicino. Al contempo, invece, in prossimità delle città si registrano incrementi di popolazione consistenti, un esempio può essere l’area a nord est della capitale, ed è qui che l’offerta sanitaria dovrà fare la propria parte per svilupparsi su ben tre livelli. Ospedaliera, ambientale e quindi sulla base delle esigenze epidemiologiche e caratteriali e in termini di stili di vita. Ossia migliorando la qualità della vita”.
Un altro problema affrontato dal senatore D’Ubaldo riguarda la difficoltà dei piccoli Comuni, segnati dalla scarsità di risorse assegnate dal Governo centrale, a migliorare proprio quel rapporto salute-ambiente che le grandi città stanno cercando di gestire al meglio.
“Bisogna riportare la politica a parlare di sanità. L’interesse corporativo non deve prevalere sulla gestione – dice – Per centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati per realizzare davvero le Health Cities dobbiamo riportare la Conferenza dei Sindaci sui tavoli istituzionali perché ci si deve confrontare sulle realtà dei territori e quindi nelle singole conferenze locali. Conoscere come sono organizzate e come funzionano, ma non a livello burocratico piuttosto nelle realtà dei fatti per costruire un registro tale che non ci siano più disparità sanitarie tra Nord e Sud. Rimarcare i principi della base della Riforma sanitaria con le Usl e i Comuni interessati, sganciati dalle aziende”.
Ottimi propositi, si dirà, tuttavia negli ultimi mesi la sanità pubblica è stata ripetutamente messa sotto attacco da più parti, sia dai dirigenti medici ospedalieri che dai medici di famiglia. E’ realistico, pertanto, pensare di conciliare le critiche alle carenze gestionali del settore con il potenziamento dei servizi a tutela della salute?
“I Comuni devono ritornare sui tavoli a parlare di sanità – è l’indicazione che Lucio D’Ubaldo raccomanda, delineando una prospettiva di lungo periodo e di ampio respiro – Con questa modalità si riuscirà a risparmiare risorse razionalizzando la gestione degli ospedali e ricreando una rete di assistenza nei singoli Comuni cui dirottare le risorse risparmiate. Ora la parte deficitaria, in termini di servizi, è quella territoriale che poi è il welfare. La strategia che stiamo portando avanti riguarda il confronto con la Conferenza nazionale dei Sindaci, che si terrà in primavera, con l’organizzazione di un convegno nazionale dove l’obiettivo da centrare è proprio quello delle Health Cities”.