L’Italia è in ripresa? La domanda si ripropone da qualche tempo, ma i dati non danno una risposta univoca. Ora ci si mette pure l’Ocse a inviare segnali di segno opposto. Da una parte, afferma nel rapporto annuale: “L’Italia è in via di ripresa dopo una lunga e profonda recessione”. Dall’altra, aggiunge: “Tuttavia, dall’inizio della crisi il Pil reale procapite è calato di circa il 10% e oggi è allo stesso livello del 1997. La povertà assoluta è quasi raddoppiata rispetto ai livelli registrati prima della crisi e ha colpito in maniera particolare giovani e bambini”. L’analisi mette infatti in rilievo come “il tasso di povertà assoluta tra le famiglie con 1 e 2 bambini sia salito rispettivamente dall’1,1% e il 2,3% del 2006 al 4,9 e all’8,6% nel 2015. Nello stesso periodo – dice l’Ocse – il tasso di povertà assoluta tra le persone più anziane è rimasto sostanzialmente stabile”. Dal 2007 al 2013 poi il tasso di povertà assoluta sugli under 25 è aumentato di oltre 3 punti percentuali, mentre è diminuito per gli over 65. Questo divario va imputato alla frammentazione, all’inefficienza dei programmi contro la povertà e al ruolo eccessivo delle pensioni nella rete di protezione sociale.
Il prestigioso organismo internazionale sostiene anche che al recente recupero economico hanno contribuito “le politiche macroeconomiche del Governo, una politica monetaria accomodante, nonché prezzi contenuti delle materie prime”, nonché le riforme messe in campo, come il Jobs Act, che hanno iniziato a dare i loro benefici. Nel suo rapporto annuale sulla Penisola, l’ente parigino ha ritoccato al rialzo la previsione di crescita, stimando ora un più 1 per cento del Pil quest’anno e il prossimo, dopo il più 0,9 per cento indicato sul 2016. Proseguirà, ma rallentando il ritmo, la ripresa del lavoro con la disoccupazione in calo all’11,1 per cento quest’anno e al 10,7 per cento nel 2018. L’Ocse fornisce anche stime migliori della Commissione europea sui conti pubblici. Il deficit di bilancio continuerà a calare e da quest’anno dovrebbe iniziare a scendere, seppur di poco, anche il rapporto debito-Pil, al 132,7 per cento e poi al 132,1 per cento nel 2018.