A distanza di 57 anni, l’Italia è tornata in deflazione nel 2016. Lo certifica l’Istat comunicando che, in media l’anno scorso, i prezzi al consumo hanno registrato un -0,1%. Nel 1959, il calo era stato dello 0,4%. L’inflazione di fondo, calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, è rimasta invece in territorio positivo (+0,5%), anche se ha rallentato rispetto al+0,7% del 2015. Come interpretare il dato, segno apparente di una perdurante stagnazione dell’economia a fronte di un reiterato annuncio governativo di una ripresa in corso, seppur debole?
Prime a pronunciarsi, le associazioni dei consumatori che hanno manifestato tutta la loro preoccupazione. “La frenata dei prezzi al dettaglio nel 2016 è il frutto del crollo record dei consumi registrato in Italia negli ultimi anni – ha spiegato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – L’attesa ripartenza della spesa da parte delle famiglie non si è verificata, e complessivamente negli ultimi 8 anni i consumi degli italiani sono calati di ben 80 miliardi di euro. Come se ogni nucleo familiare avesse ridotto gli acquisti per 3.333 euro dalla crisi economica a oggi. Numeri che hanno avuto effetti diretti su prezzi e listini, con una variazione negativa dello 0,1% su base annua. A nulla – ha aggiunto Rienzi – è servita la ripartenza dell’inflazione a dicembre, con i prezzi in crescita del +0,5%, perché il balzo dei prezzi nell’ultimo mese dell’anno è da attribuire unicamente al caro-benzina, con i distributori di carburanti che hanno fortemente rincarato i listini determinando aumenti in tutti i settori”.