Il trionfo della Rete come spazio virtuale della comunicazione globale non sempre si accompagna con adeguate conoscenze informatiche da parte dello stuolo sterminato dei suoi fruitori. Secondo l’Istat, soltanto il 28,3% degli utenti di Internet vanta competenze digitali elevate, la maggioranza ha invece competenze di base (35,1%) o basse (33,3%). Inoltre vi è una nicchia di internauti priva di alcuna competenza digitale (3,3%, pari a 1.035mila). L’età resta un fattore importante, ma non decisivo. I giovani 16-24enni hanno livelli avanzati quasi nel 40% dei casi. Un altro fattore discriminante è il grado d’istruzione, anche se sono poco meno della metà (47,6%) i laureati che usano la Rete con competenze digitali elevate. Gli internauti hanno competenze digitali più avanzate per skill legati alla comunicazione (64,9%) e all’informazione (64,6%) rispetto a quelli collegati alla capacità di risolvere problemi (50,6%) e alla capacità di manipolare/veicolare contenuti digitali (49,2%). Solo una minoranza ha un livello di competenza elevato per tutti i domini. Vende online poco più di un’impresa su dieci. L’11% delle imprese con almeno 10 addetti ha venduto online i propri prodotti nel corso dell’anno precedente (10% nel 2015); la quota sale al 30,5% nel caso di imprese con almeno 250 addetti, mentre scende al 7,6% (era 6,7% nel 2015) se consideriamo tutte le imprese che hanno effettuato vendite online per un valore almeno pari all’1% del proprio fatturato totale. Crescono lievemente le imprese che vendono via web (8,8% contro 7,9% del 2015), tale canale continua a essere preferito rispetto ad altri online. Fra le imprese che vendono via web predominano quelle che riforniscono i consumatori privati (81,7% rispetto al 78,9% del 2015), anziché imprese e amministrazioni pubbliche (59,1%).
Il 98,6% delle imprese vende via web a clienti residenti in Italia, il 62,4% a quelli dell’Unione europea e il 47,0% a tutti gli altri. Il fatturato online si attesta all’8,8% del fatturato totale (9,2% nell’anno precedente): la quota è al 3,1% per le imprese con 10-49 addetti, al 12,5% per quelle con almeno 250 addetti, scende per quelle con 100-249 addetti, che ottengono un fatturato online dell’11,6% (18,0% nell’anno precedente). Si riduce al 74,7% la presenza sul mercato online delle imprese attive nell’editoria: lo scorso anno era in crescita (da 67,0 del 2014 all’82,6% del 2015). Cresce invece il settore nei servizi di alloggio (da 62,6 a 78,3%). Ancora in coda, anche per la natura del prodotto offerto, quelle attive nel settore delle costruzioni (da 2,1 a 2,5%). Anche nel 2016, in termini di contributo delle attività economiche al valore totale degli scambi online, considerando solo le attività che contribuiscono per almeno l’1% del fatturato online, i settori più rappresentati sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto e del commercio: il primo settore coinvolge l’1,6% delle imprese, ma contribuisce per il 18,3%; il secondo coinvolge il 27,0% delle imprese e contribuisce per il 26,0% del fatturato online. Nei servizi di alloggio, il 22,3% delle imprese vende online, ma contribuisce ad appena l’1,8% del fatturato online totale.