La produzione di cibo biologico su scala globale è in crescita a ritmi del 10% l’anno, ma si fatica a rispondere a tanta domanda.
“La natura non ha i tempi giusti per uno sviluppo sostenibile della produzione bio. Solo per il passaggio da agricoltura convenzionale all’organica occorrono almeno tre anni di colture senza azoto e fertilizzanti. Nel mondo quindi non c’è abbastanza frutta biologica, con due conseguenze: i listini dei prezzi salgono, anche in un periodo di crisi economica, e circa il 20% dei prodotti venduti come biologici non lo sono. O quanto meno non garantiscono che il 95% degli ingredienti provenga da colture bio”. Lo ha dichiarato Tom Wiegmans, responsabile qualità Fruit&Veg della Dohler a Damstadt (Germania) in occasione del Juice Day organizzato da Cibus Tec.
“Sugli scaffali – continua il ricercatore tedesco – c’è una babele di marchi per le linee organic. L’Unione Europea ha adottato il logo con la foglia verde ma solo in Germania può essere affiancato da altri tre loghi identificativi. Nel mondo inoltre ci sono almeno 400 enti certificatori. Alcuni di questi sono enti indipendenti o senza scopo di lucro; molti però sono privati che guadagnano denaro per poter certificare. Di questi, alcuni sono buoni, altri non lo sono affatto. Inoltre in cinque anni, nel periodo dal 2010 al 2015, sono aumentate del 18% le referenze in commercio con indicazioni sulla confezione del tipo ‘naturale’ oppure ‘da agricoltura sostenibile’. Tutto ciò non fa che disorientare il consumatore”.
Secondo un sondaggio effettuato nel 2015, tra le motivazioni di acquisto di prodotti biologici, il 72% dei consumatori intervistati lo ha scelto “perché sono salutari”, il 69% degli ha aggiunto l’opzione “così salvo il pianeta”, mentre il 48% ha detto di scegliere cibo bio “per l’assenza di fertilizzanti e residui chimici”.
Gli acquirenti di prodotti biologici con maggior capacità di spesa procapite, secondo l’analisi presentata a Cibus Tec, vivono in Svizzera, Lussemburgo, Danimarca e Svezia.
Il valore del mercato della frutta biologica, ha concluso Wiegmans, è già di 90 miliardi di dollari e cresce a ritmi del 10% l’anno, due volte in più rispetto al convenzionale. Si multiplicano anche i prodotti con etichetta bio, nel 2011 erano 9135 nel settore ortofrutta mentre nel 2015 20.000. Tra questi prevalgono i succhi di frutta, i prodotti per l’infanzia, e a seguire le salse, sughi e condimenti.