La deplorevole pratica della caccia svolta in violazione delle normative vigenti, è un fenomeno assai diffuso e duro da sradicare. In Italia, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni con il numero maggiore di infrazioni, mentre tra le città la maglia nera va a Napoli, Roma, Bari, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Foggia e Brescia. Per quanto riguarda i reati di bracconaggio (articolo 30 della legge 157/92), nei quattro anni dal 2012 al 2015, ogni giorno sono stati avviati 2,5 procedimenti contro noti, indagate 3,2 persone ed è stato aperto un procedimento contro ignoti. Le regioni in cui sono stati registrati il maggior numero di procedimenti e di persone indagate per reati da articolo 30 della legge 157/92 risultano essere: Lombardia, Campania, Calabria e Sardegna, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di Brescia, Cagliari, Reggio Calabria, Bergamo, Napoli, Roma, Salerno e Macerata. È quanto emerge da una ricerca sul bracconaggio realizzata da Legambiente sulla base di due gruppi di dati: i primi relativi, alle sole infrazioni contro la fauna selvatica, ricevuti da tutte le Forze di Polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Capitaneria di Porto, Corpi Forestali Regionali, Polizie Provinciali) per la stesura del Rapporto Ecomafia. Il secondo gruppo riguarda, invece, i dati degli ultimi quattro anni, sempre su base regionale e provinciale, trasmessi dalle Procure all’associazione nazionale Lav, per redigere il Rapporto Zoomafia. I dati, benchè incompleti in alcuni degli anni e/o delle province considerati, restituiscono nel complesso un quadro chiaro sul bracconaggio in Italia ed elementi utili per capire come pianificare e definire al meglio interventi ad hoc per contrastare questo odioso e illegale fenomeno. Così come per altre tipologie di infrazioni diffuse, anche in questo caso, le differenze tra le trasgressioni commesse e quelle registrate possono variare da territorio in territorio, da uno fino a tre ordini di grandezza superiori