Srebrenica, la città bosniaca tristemente nota per il massacro di 8.000 musulmani a opera delle forze serbo-bosniache, sta per avere il suo primo Sindaco serbo dopo 17 anni e a distanza di 21 anni da quell’immane tragedia, a seguito delle recenti elezioni comunali, mentre nella vicina cittadina di Velika Kladusa risulta eletto un criminale di guerra musulmano. Sulla base dei risultati preliminari, il 34enne Mladen Grujicic ha dichiarato vittoria sull’oppositore musulmano: “La gente ha dimostrato di volere il cambiamento”, ha commentato a caldo. Se confermata la vittoria, Grujicic sarà il primo Sindaco serbo della città dal 1999, ma il rivale musulmano e Sindaco uscente, Camil Durakovic, ha detto di voler aspettare i risultati definitivi e l’esito del voto postale. Srebrenica oggi è un microcosmo bosniaco, con musulmani e serbi che vivono fianco a fianco, ma non insieme, ancora diffidenti gli uni degli altri a vent’anni dalla guerra civile del 1992-1995, che ha ucciso 200mila persone costringendone un milione a fuggire dalle loro case. Grujicic ha promesso che il municipio continuerà a commemorare l’11 luglio 1995, la data del più tremendo massacro in Europa dalla Seconda guerra mondiale. In un’operazione che due tribunali hanno definito genocidio, le forze serbo-bosniache trucidarono uomini e ragazzi musulmani che vivevano nell’enclave sotto protezione dell’Onu. “Voglio che voltiamo pagina a Srebrenica, che abbiamo una nuova vita, che guardiamo avanti, che sviluppiamo Srebrenica in tutti i campi, per far sì che la gente resti qui, indipendentemente dalla loro fede o origine etnica”, ha dichiarato Grujicic. Nella cittadina nordoccidentale di Velika Kladusa, la poltrona di Sindaco dovrebbe essere occupata da Fikret Abdic, 77 anni, condannato per crimini di guerra da un tribunale croato nel 2002. Durante il conflitto, il capobanda musulmano si alleò con le forze serbe contro le truppe musulmane fedeli a Sarajevo e proclamò la “Provincia autonoma della Bosnia occidentale”. E’ stato rilasciato nel 2012 dopo aver scontato dieci anni in carcere, i due terzi della pena prevista dalla condanna.