Tempi duri per Angela Merkel. Evidentemente, la crisi complessiva dell’Unione europea – incapace di gestire con successo le grandi questioni geopolitiche del nostro tempo – si riverbera anche sul sistema politico tedesco, che ne è il principale pilastro. I risultati definitivi delle elezioni regionali a Berlino, forniti dall’ufficio elettorale, confermano infatti le forti perdite per Spd e Cdu, l’ascesa di Afd, il sorpasso della Linke sui Verdi, il rientro dei liberali dell’Fdp nel Senato. L’Spd resta primo partito con il 21,6% (-6,7 rispetto al 2011), seguito dalla Cdu con il 17,6 (-5,7). Per i due partiti è il peggior risultato dal dopoguerra a Berlino. Seguono Linke con il 15,6 (+3,9), i Verdi con 15,2 (-2,4), Afd con il 14,2 (assenti 5 anni fa) e l’Fdp con 6,7 (+4,9). La partecipazione al voto è stata del 66,9%, in crescita del 6,7% rispetto al 2011. L’assegnazione dei seggi è la seguente: Spd 38 (-9), Cdu 31 (-8), Linke 27 (+8), Verdi 27 (-2), Afd 25 (+25), Fdp 12 (+12). Bocciata la maggioranza uscente Spd-Cdu, che ha ottenuto 69 seggi (-17) sugli 81 di maggioranza assoluta necessari. Secondo le dichiarazioni dei protagonisti politici a Berlino, l’opzione al momento più probabile è quella di una coalizione di sinistra a tre fra Spd, Linke e verdi, anche se i negoziati si annunciano non facili.
La cancelliera tedesca lo ha definito un risultato “amaro” ieri a Berlino – dove la Cdu ha incassato il peggior risultato dal dopoguerra – affermando che occorre spiegare meglio ai tedeschi le sue politiche sui migranti – poi ha aggiunto – La sconfitta delle Cdu a Berlino ha una componente regionale e motivi locali, ma non solo: sono presidente del partito, non mi sottraggo alla responsabilità e ovviamente mi assumo la parte di responsabilità che spetta come cancelliera e presidente del partito”. Infine, ha annunciato che non sosterrà una linea di chiusura verso migranti islamici, stile Trump, ma ha escluso che possa ripetersi un afflusso di profughi eccezionale come quello del 2015. Il risultato di Berlino è, indubbiamente, un campanello d’allarme per le politiche del 2017, non solo per il problema dei migranti.