Sembrava che gli abusi edilizi realizzati nel tempo in diversi tratti del litorale siciliano, provocando situazioni di pericolo ambientale e di danno ecologico, potessero essere sanati. L’Assemblea regionale siciliana, il 2 agosto si sarebbe dovuta, infatti, esprimere in relazione a un emendamento sulla remissione per gli abusi edilizi commessi tra il 1976 e il 1985 entro 150 metri dalla costa, ma il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, ha dichiarato inammissibile la proposta correttiva al disegno di legge regionale di recepimento del Testo unico dell’edilizia Dpr 380/2001, già bocciata in Commissione Ambiente e pronta per essere ripresentata in Aula.
La proposta “contiene evidenti profili di incostituzionalità – ha spiegato Ardizzone – pertanto è inammissibile e quindi non verrà discussa in Aula. Gli uffici dell’Ars avevano già sottolineato tali anomalie durante l’esame in Commissione Ambiente e Territorio, ma l’emendamento è stato inopinatamente messo ai voti”. Nei giorni scorsi la modifica aveva scatenato le proteste di istituzioni, professionisti e magistratura. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, si era detto pronto in caso di approvazione, a impugnare il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. “Non possiamo lasciare soli i Sindaci e i magistrati”, aveva aggiunto il ministro Galletti, invitando i primi cittadini ad utilizzare il Fondo da 10 milioni di euro istituito dal Governo per le demolizioni degli edifici abusivi in zone a rischio”. Il nostro Paese ha bisogno di essere messo in sicurezza, preservato attraverso un programma nazionale di salvaguardia ambientale e paesaggistica, fondato su progetti di sviluppo non invasivi e non sul consumo di suolo, ma sul riuso.
Il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, sembra aver voluto smorzare i toni dicendo: “E’ importante non avere un approccio ideologico alla problematica. Nessuno vuole una sanatoria, ma non si deve nemmeno pensare che l’approccio per salvaguardare l’ambiente sia quello di demolire tutto. Valutiamo – ha poi aggiunto – se vi sono edifici che possono essere sanati per adibirli a strutture ricettive visto che il nostro turismo ne avrà bisogno nel futuro. Se si dovesse decidere di demolire tutto dovremmo portare in discarica milioni di metri cubi di cemento armato. Dobbiamo valutare costi e benefici. Io dico – ha concluso il governatore della Sicilia – che bisogna salvare ciò che può essere valorizzato e demolire ciò che è insanabile o che deturpa l’ambiente. I piani dovrebbero farli i Comuni”.
“Mi auguro – è stato il commento del presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, intervenuto sul tema nei giorni scorsi – che un segnale di ‘tana libera tutti’ non sia in ogni caso arrivato agli interessi illegali connessi all’abusivismo. Il futuro della Sicilia, come ci hanno ricordato più volte Falcone e Borsellino, è legato a doppio filo alla legalità e alla bellezza. E alla buona politica”. “La Sicilia, come tutta l’Italia – ha convenuto la responsabile Ambiente del Pd, Chiara Braga – non ha bisogno di altri condoni e soprattutto di altro cemento, specie sulle aree più belle e fragili del suo territorio, come le coste. Il recente “Rapporto Ambiente Italia 2016” di Legambiente lancia l’allarme e ci dice infatti che oggi il 51% dei litorali italiani è già stato trasformato da case e altre costruzioni, sovente abusive o già sottoposte a sanatoria. Un terzo delle spiagge è poi interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione. Fortunatamente, anche grazie al coro di proteste che l’emendamento Fazio aveva mosso, è prevalso il buon senso, ma… mai abbassare la guardia”.