Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, rimarrà alla guida dell’Associazione di Comuni italiani fino alla prossima assemblea congressuale dell’Anci che è stata anticipata al 12-13 e 14 ottobre, rispetto alla data di fine ottobre prevista inizialmente, per evitare che cada in coincidenza con il referendum per la riforma costituzionale. Lo ha detto lo stesso Fassino nel corso del Consiglio nazionale dell’Anci.
“L’associazione ha bisogno di un presidente autorevole che deve essere un sindaco eletto, quindi pienamente legittimato. Per questo ho messo a disposizione il mio mandato all’indomani dei ballottaggi del 19 giugno. Per garantire la continuità fino all’assemblea annuale ho dato la mia disponibilità, a termine, finalizzata proprio a condurre l’Anci ai lavori congressuali del prossimo ottobre a Bari”. Queste le considerazioni di Piero Fassino, all’apertura della sua relazione al Consiglio nazionale dell’Associazione che si è svolta ieri in Campidoglio a Roma.
Era stato lo stesso Fassino, poco prima, a proporre che la prossima assemblea annuale dell’Anci a Bari si svolga dal 12 al 14 ottobre, invece che a fine ottobre come inizialmente previsto, motivando la sua indicazione con la necessità di non far coincidere l’appuntamento assembleare con gli ultimi giorni della campagna per il referendum costituzionale che dovrebbe svolgersi il prossimo 6 novembre.
“Al prossimo presidente chiedo di proseguire con quanto fatto in questi tre anni: un’attività di negoziato e di confronto con il governo per rappresentare solo tutti gli ottomila Comuni che l’Anci rappresenta, al di là delle appartenenze politiche. La rappresentazione caricaturale che troppo spesso si fa della nostra associazione può andare bene per le agenzie di stampa ma non per un’associazione che ha per obiettivo non essere a favore o pregiudizialmente contraria a questo o quel governo ma tutelare e rappresentare le esigenze di tutti Comuni italiani”, ha poi detto Fassino nella relazione che ha aperto il Consiglio Nazionale Anci. “Tre anni – ha detto Fassino a lungo applaudito dai sindaci presenti – nei quali ho potuto confidare nel vostro sostegno e solidarietà e se ho potuto assolvere al mio mandato lo devo alla concretezza delle persone che mi hanno sostenuto e affiancato. E affinché Anci assolva alla sua funzione occorre partecipazione attiva e un presidente legittimato e riconosciuto nella sua funzione di sindaco”.
“In questo periodo – ha ricordato il presidente Anci – le decisioni sono state prese all’unanimità, ascoltando tutte le istanze e facendo una sintesi tra le varie posizioni politiche, con l’obiettivo unico di negoziato per il buon funzionamento dei nostri Comuni. Spero che questa linea sia mantenuta perché se nel futuro si prendessero decisioni a maggioranza metterebbe a rischio l’autonomia e l’autorevolezza stessa di Anci”.
Fassino ha poi ricordato che l’associazione ha “insistito per avere un decreto enti locali che ci dia soluzioni a questioni non risolte. Prima tra tutte il contenzioso sul ristoro ai Comuni delle spese pregresse sugli uffici giudiziari, un credito nei confronti dello Stato che sfiora i 700 milioni di euro. Chiediamo un ristoro, anche pluriennale, ma ci sia un percorso che consenta a ciascun Comune di potersi avvalere di crediti che gli spettano. Poi il ristoro del gettito mancante sui terreni montani 2015, che presenta un importante divario tra stima e gettito”. E ancora “le addizionali comunali su diritti aeroportuali che valgono circa 70 milioni di euro e che il ministero dell’Interno da tempo trattiene e non ci riconosce più”. Citando altri fronti aperti come la richiesta di una normativa chiara sugli imponibili Imu sulle piattaforme petrolifere, le modalità di riscossione della Tari, le norme su dissesto predissesto e le semplificazioni per i piccoli Comuni, Fassino ha concluso parlando delle Città metropolitane: “Abbiamo ottenuto due misure nella legge di stabilità precedente ovvero la sterilizzazione del taglio di 250 milioni per il 2016 e l’abolizione delle sanzioni economiche per le città che hanno sforato il Patto di stabilità. Ora però serve un provvedimento che consenta alle Città di arrivare senza difficoltà all’equilibrio di bilancio, magari potendo contare su una quota parte tramite le proprie dismissioni immobiliari”.