Stando al meteo sembra che una nuova perturbazione sia già in arrivo, presentandosi con il ritorno dei temporali a nord. Nel frattempo, però, notti calde e umide, stanno disturbando il riposo degli italiani. Il mare sembra essere l’unica via di fuga, almeno per tutti coloro i quali non hanno potuto rimediare al clima torrido con l’acquisto di climatizzatori. E sulle spiagge l’offerta è sempre più ampia e varia, anche se non economicamente accattivante: e sul web impazza il tam tam sul caro-ombrellone.
Infatti, da un’indagine condotta dall’Adoc rilanciata dalla AdnKronos si evince che, da nord a sud, gli aumenti rispetto all’estate dell’anno passato sono quantificabili intorno al 2,4%, tanto che, tra lettini, sdraio, ombrelloni e servizi vari garantiti dalle diverse strutture balneari che abbandonano sui nostri litorali, una giornata al mare per due adulti e due bambini può arrivare a costare in media anche 60 euro a famiglia. Ed è così che tra ombrelloni, sdraio, lettini, e vari servizi, una giornata al mare può costare, in media, 59 euro per una famiglia composta da due adulti e due bambini. Prezzi che possono arrivare fino a un picco di 78 euro in Sardegna.
Nonostante la crisi e il maltempo, che fino a qualche giorno fa ha imperversato in molte località, l’associazione dei consumatori rileva inesorabili aumenti dei prezzi. “Rispetto allo scorso anno abbiamo registrato un contenuto aumento dei prezzi per l’utilizzo dei servizi offerti dagli stabilimenti balneari, in media nell’ordine del 2,4%” dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc.
D’altra parte, gli stabilimenti balneari si presentano sempre più al passo con una clientela esigente di tutte le età e offrono sempre più servizi. Ristoranti, discoteche, campi da beach volley, piscine super attrezzate. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche dalla cabina ‘sharing’ ai pacchetti per fasce orarie, e poi super sconti e abbonamenti di ogni tipo.
Le Regioni dove si registrano i maggiori aumenti sono Sardegna (+5,2%) e Campania (+4,1%), seguite da Puglia e Abruzzo (+3,8%), Basilicata e Marche (+3,7%). Mediamente, i costi da sostenere per il solo utilizzo dei servizi standard degli stabilimenti è pari a poco meno di 30 euro per famiglia. Ma nel calcolo dei costi da sostenere per una giornata al mare vanno inseriti quelli destinati alla ristorazione, con una spesa media di 25 euro a famiglia e gli extra.
Complessivamente, una famiglia può arrivare a spendere 59 euro per una giornata al mare, con punte minime in Molise (48 euro) e massime in Sardegna (78 euro). “Nonostante il lieve rialzo dei costi il mare e le località balneari italiane – osserva Tascini – continuano ad essere le mete preferite dai turisti italiani, scelte dal 65% dei partenti. La Sicilia è la Regione più gettonata (19% delle preferenze), seguita da Puglia e Lazio. Il periodo preferito per il soggiorno è ovviamente agosto, ma anche settembre, che mediamente prevede prezzi inferiori del 30% rispetto all’alta stagione”.
Secondo l’Adoc gli stabilimenti possono diventare la chiave di volta per promuovere il turismo balneare e culturale, per tutelare l’ambiente costiero e rilanciare l’economia blu, ma la loro gestione deve essere ripensata e l’annosa questione delle proroghe definitivamente risolta.
La spesa (ingresso, ombrellone, lettino, sdraio) per un giorno va da un minimo di 25 euro in Campania, Sicilia e Molise ad un massimo di 40 euro in Sardegna. A seguire Liguria con 39 euro, Toscana con 36 euro, Veneto 32,5 euro, Emilia Romagna 30 euro. Si spendono in media 29 euro nel Lazio, 28 euro in Friuli Venezia Giulia, Marche e Basilicata. Prezzi più contenuti in Calabria con 27,50 euro, Abruzzo e Puglia con 27 euro. Tirando le somme la media in Italia arriva a 29,80 euro.
I costi salgono con gli extra, dal cibo alla doccia, parcheggio e cabina, che pesano dai 23 ai 38 euro in più (in media 30,40 euro). Servizi che fanno lievitare la spesa fino alla cifra record di 80 euro in Sardegna.
“Gli stabilimenti balneari, se ben gestiti, possono diventare il primo baluardo per la tutela dell’ambiente costiero e marittimo ed essere il giusto viatico per il rilancio del turismo, sia balneare che culturale, e dell’economia blu, legata al mare – continua Tascini – il settore sicuramente non vive un buon momento, il calo delle presenze e degli investimenti degli ultimi anni, dovuto anche alla continua incertezza sulla durata delle concessioni, ha inciso profondamente sulla loro economia, soprattutto al Sud”. “Sarebbe opportuno – suggerisce Tascini – mantenere aperta la stagione balneare anche dopo la fine dell’estate, in particolare nelle Regioni più favorite dal clima. I prezzi più bassi nei periodi classicamente fuori stagione possono costituire un incentivo in più per le famiglie”.