Remain or leave? Il 23 giugno si avvicina e presto sapremo se il Regno Unito resterà nell’Unione europea. Ma quali sarebbero le ripercussioni a livello finanziario e di mercato nei prossimi anni se il regno Unito uscisse dall’Ue? C’è da dire che i mercati valutari hanno già cominciato a scontare le conseguenze di questa ipotesi, con la sterlina che ha ceduto il 5-6% prima del voto e potrebbe perdere fino al 12%. I mercati azionari sarebbero invece in grado di utilizzare a loro vantaggio questo indebolimento. Le società incluse nel FTSE 100 (appunto quelle che misurano la performance dei primi 100 titoli azionari) generano circa il 70% dei propri utili all’estero e il deprezzamento della valuta inglese si tradurrebbe in un loro aumento, con effetti positivi sulle azioni. In conseguenza a decisive correzioni potrebbero verificarsi opportunità nei titoli domestici britannici, con aperture soprattutto per quanto riguarda quelle azioni parte attiva dei vari “panieri Brexit” disposti dalle banche d’investimento, nel tentativo di sfruttare le incertezze legate all’uscita del Paese dall’Ue. L’esposizione agli utilizzi realizzati all’estero potrebbe in qualche modo dimostrarsi positiva per gli investimenti, in quanto questi ultimi beneficiano della debolezza della sterlina. Nell’ambito dei mercati azionari diversi settori saranno interessati a più livelli. L’impatto maggiore verrà percepito dalle banche, mentre la grande distribuzione e gli altri servizi finanziari, come pure gli operatori immobiliari saranno toccati relativamente dall’evento.
Anche le grandi società internazionali non dovrebbero subire conseguenze negative. Il mercato immobiliare, ovviamente, affronterebbe un impatto conseguente ai rendimenti obbligazionari, nonchè alla perdita di potenziali acquirenti stranieri. Su questo sfondo, tuttavia, la debolezza della sterlina potrebbe compensare gli aspetti negativi attraendo maggiore interesse. Oggi, coloro che come Cameron sostengono la permanenza nell’Ue guardano all’Europa (non certo alla moneta unica) come ad un punto di forza e di stabilità per il Regno Unito, mentre per i sostenitori della Brexit il Paese avrebbe maggior peso se Londra risplendesse di luce propria.
Dando uno sguardo agli ultimi sondaggi pubblicati dal Times vediamo che, al referendum del 23 giugno, il 46% dei britannici voterebbe per l’uscita dall’Ue, contro il 39% che preferirebbe la permanenza europea. L’inchiesta effettuata solo tre giorni fa si basa su interviste fatte a circa 2.000 persone. Un altro sondaggio, questa volta pubblicato sul Guardian, dà, invece, il 53% degli inglesi contrari e il 47% propensi alla permanenza in Europa. Ancora una settimana e sapremo. Potranno andare alle urne per il referendum i cittadini britannici che abbiano compiuto la maggiore età, i cittadini irlandesi, quelli del Commonwealth che vivono nel Regno Unito, i residenti a Gibilterra e le persone di nazionalità britannica che abitano in altri Paesi da non più di 15 anni. Su una popolazione di oltre 64 milioni di persone le stime attestano il numero dei cittadini registrati nelle liste elettorali entro i confini del Regno Unito, in circa 50 milioni.