È una delle problematiche più complesse degli ultimi anni per tutti i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare delle grandi città. Ma anche le città medie e piccoli cominciano a vivere un fenomeno preoccupante come quello del disagio sociale e della povertà educativa. Come vivono gli adolescenti nelle periferie delle città italiane? Che differenza c’è, in termini di opportunità sociali, economiche ed educative, tra crescere nel centro di una città o nella sua periferia? Quanto incide sulla sicurezza percepita dai cittadini e sull’aumento di criminalità?
Sono domande complesse e che hanno un riflesso importante sulla qualità della vita, non solo dei ragazzi, ma anche del resto delle generazioni. Sono molti gli interventi di esperti e professionisti negli anni che hanno affrontato l’argomento. Difficilmente ci sono però dei dati aggiornati su questi fenomeni; per questo motivo è particolarmente importante la ricerca di Openpolis presentata nel mese di dicembre che regala uno spaccato importante sulla situazione giovanile ed il suo rapporto con i luoghi della città, anche in termini di sicurezza.
Parlando infatti di sicurezza e di criminalità, infatti, un dato importante ci dice che il tasso di presunti autori di delitti violenti denunciati o arrestati dalle forze dell’ordine ogni 100mila abitanti è rimasto sostanzialmente stabile nella popolazione complessiva, se si confrontano i dati precedenti la pandemia (133,14 nel periodo 2007-19) con quelli successivi all’emergenza (133,43 tra 2021 e 2022). Tra i minori e gli adolescenti, al contrario, il quadro mostra una situazione molto più critica. Nella fascia tra 14 e 17 anni si è passati da una media di 196,61 presunti autori ogni 100mila giovani nel periodo 2007-19 a 301,87 dopo la pandemia. Nella fascia fino a 13 anni, l’incremento è stato ancora maggiore, trattandosi di numeri in partenza molto più contenuti: da 2,38 a 6,25 ogni 100mila minori, per un aumento del 163%.
Il tema della criminalità con un coinvolgimento sempre più forte della popolazione più giovanile è dunque un tema che si incrocia inevitabilmente con il disagio di una condizione giovanile sempre più marcato.
Negli ultimi anni, si sono imposti all’attenzione pubblica i segnali di disagio attraversato da ragazze e ragazzi. Questo fenomeno, reso evidente dalla pandemia nei mesi di isolamento fisico e troppo spesso sociale, incrocia tante dimensioni diverse. Non si può non partire dall’aspetto economico, anche perché i dati riportano che sono il 13,8% i minori di 18 anni in povertà assoluta nel 2024. Molto più della media (9,8%). In media, nel 2024, il 12,3% delle famiglie in cui vivono minori di 18 anni si è trovato in povertà assoluta; la quota sale al 16,1% dei nuclei con minori nei comuni centro di area metropolitana. I dati sulla povertà e l’esclusione sono il punto di partenza ineludibile, poiché strettamente connessi alla cosiddetta trappola della povertà educativa. Questo vuol dire che chi cresce in una famiglia con minori possibilità economiche, generalmente ha anche minore accesso alle opportunità educative, sociali e culturali che potrebbero consentirgli di affrancarsi da una condizione di svantaggio. Nel 2024 su 100 diplomati del liceo, in base ai dati Almadiploma, solo 16 erano figli di operai e lavoratori esecutivi. Al contrario, questi rappresentano il 27,9% dei diplomati negli istituti tecnici e oltre un terzo dei diplomati in quelli professionali (33,8%). La quota di alunni che arrivano alla fine delle superiori con competenze insufficienti nelle materie di base è nettamente cresciuta durante la pandemia, per assestarsi nell’immediato post-Covid su livelli vicini al 10%.
E c’è un altro dato da attenzionare e riguarda la differenza tra piccole e grandi città, oltre che tra aree interne e aree popolate. Rispetto alla media nazionale del 9,8%, l’incidenza massima di abbandono scolastico precoce si raggiunge infatti nelle aree urbane densamente popolate dove sfiora l’11%. Mentre scende all’8,8% nei comuni a densità intermedia, quindi già al di sotto dell’obiettivo europeo del 9% entro il 2030. Risale al 10% in aree meno densamente popolate come quelle interne: un altro tipo di periferie ma altrettanto rilevante per un paese come il nostro.
Un altro dato clamoroso è quello che negli ultimi vent’anni, la quota di adolescenti che vede i propri amici tutti i giorni si è pressoché dimezzata, passando da oltre il 70% a poco più del 30%. È evidente che l’arrivo dei supporti informatici, delle nuove tecnologie e dei social sono particolarmente centrali per arrivare ad un dato così forte. Ma allo stesso tempo grande responsabilità va data alla perdita dei luoghi di aggregazione.
E qui le amministrazioni possono fare molto, anche e soprattutto nelle periferie delle città dove visioni urbanistiche del passato hanno prospettato grandi spazi dormitori dove le persone vanno a dormire e poco altro e dove non vi erano stati pensati e prospettati centri aggregativi per giovani e per anziani, dove per la maggior parte dei casi mancano parchi e spazi verdi, mancano piazze con servizi che creano sicurezza e aggregazione. Negli anni questi luoghi sono stati rimpiazzati dai tanti centri commerciali nati un po’ ovunque nelle periferie delle medie e grandi città italiane.
Un lavoro importante di recupero di spazi di aggregazione per le amministrazioni comunali può diventare allora l’apertura delle scuole nel pomeriggio. Non per fini didattici ma proprio come spazi di aggregazione. Un fenomeno che fortunatamente sta prendendo piede in molte città e che permette di svolgere attività educative, didattiche, formative anche al di fuori dell’orario scolastico; un lavoro che può offrire un contributo decisivo nel contrasto dei fenomeni di dispersione e per la riduzione dei divari educativi appena citati. Ma una scuola aperta di pomeriggio, o d’estate, non è “solo” questo. È un presidio sociale sul territorio, un luogo sicuro dove poter trascorrere il tempo libero, essenziale specie laddove questo tipo di spazi mancano. Come, purtroppo, è spesso il caso di alcune periferie urbane delle nostre città. Ed in conclusione, elemento per nulla banale, si riesce ad incidere senza una spesa particolarmente impegnativa per le amministrazioni comunali.
Fonte: https://www.openpolis.it/esercizi/uno-sguardo-dinsieme-alla-condizione-dei-giovani-nelle-periferie-italiane/
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